Potremmo definirli i giorni dello stadio. E’ iniziata a Roma, nella sede della Regione Lazio, la Conferenza dei Servizi dedicata allo stadio della Roma. “Clima disteso”, hanno rassicurato i partecipanti, “i tempi verranno rispettati”, secondo i più ottimisti. La partita non è affatto chiusa, ma si inizia a intravedere come potrà finire. La Regione, attraverso il governatore Nicola Zingaretti e l’assessore all’urbanistica Civita, si era espressa nei giorni precedenti: “Noi siamo favorevoli allo stadio”. La stessa Regione ha presentato un sito web dove poter seguire i lavori della Conferenza dei Servizi con tutti i documenti sul progetto. La conclusione dei lavori è prevista entro il 6 Febbraio del 2017. Al momento il progetto in discussione è quello originariamente presentato dal Presidente della Roma James Pallotta e insieme al costruttore Parnasi, senza nessuna variante. L’investimento complessivo è di circa 1,6 miliardi finanziati interamente dai privati. Ai cittadini lo stadio della Roma non costerà un euro, questo va detto e ribadito con grande chiarezza.
STADIO DELLA ROMA: IL NODO È LA VARIANTE
L’impatto economico sulla Capitale, secondo uno studio dell’Università La Sapienza, sarà pari a circa due volte e mezzo quello di Expo 2015 su Milano. Il nodo è la variante urbanistica. Per il via libera definitivo servirà un ulteriore passaggio in Comune. Il Campidoglio deve autorizzare, con una delibera del Consiglio Comunale, la famosa variante urbanistica. Nell’area di Tor di Valle, al posto dell’ex Ippodromo, sorgerà infatti lo stadio della Roma, il Business Park e il parco pubblico. Il presidente Pallotta, con l’aiuto di chi finanzierà tutte le opere necessarie, darà un volto nuovo a un quadrante di Roma. L’accordo con il Comune però è fondamentale. Le possibilità sono due: il Campidoglio accetta il progetto così come presentato dai proponenti, ma questa non sembra l’intenzione dell’assessore Berdini, oppure mette come condizione, per dare l’ok alla variante urbanistica, la riduzione delle cubature del Business Park togliendo dal progetto anche alcune opere pubbliche previste. Quella che facciamo è solo un’ipotesi, ma potrebbe essere l’unico modo per trovare l’accordo con il Comune di Roma.
Tutte le parti ne trarrebbero vantaggi almeno in apparenza. Il Campidoglio otterrebbe in questo modo un progetto con meno cubatura, il presidente Pallotta si vedrebbe ridurre l’investimento necessario, inoltre dovendo realizzare meno opere pubbliche e una/due torri in meno nel Business Park, potrebbe accelerare la realizzazione del progetto. Questo il quadro. Sta al Campidoglio, in questa fase, trovare un’intesa sulla vicenda, nella consapevolezza che ai cittadini questo progetto non costerà un euro. Rifiutare oltre 1 miliardo di euro di investimento privato, con annessi migliaia di posti di lavoro e la riqualificazione di un quadrante della città, è un lusso che Roma può permettersi?