(L.Valdiserri) – Una sentenza pasticciata, che pone forti dubbi, è alla base della squalifica di Kevin Strootman. Come dice l’avvocato Mattia Grassani, esperto in materia, non spetta al giudice sportivo valutare la «quantità» del contatto, ma se il contatto è avvenuto o meno. Altrimenti, a partire da quello Iuliano-Ronaldo nel famoso Juve-Inter del ‘98, si potrebbe riscrivere a ritroso tutta la storia del nostro litigioso pallone. Detto che nella Roma ci sono le persone adatte per gestire al meglio il ricorso, visto che, purtroppo per Strootman, le anticipazioni di alcuni giornali sulla prova tv non erano «sciocchezze» – il club e i tifosi si trovano di fronte a due strade: 1) gridare al complotto; 2) serrare i ranghi. Una cosa simile era accaduta al termine di Juventus-Roma 3-2 dell’ottobre 2014, dove fu contestato l’operato dell’arbitro Rocchi e dei suoi assistenti: il mani di Maicon sul primo rigore juventino era sicuramente fuori area e il 3-2 finale di Bonucci scatenò un forte dibattito sul fuorigioco attivo-passivo davanti al portiere. Totti sintetizzò: abbiamo capito che questo scudetto non ce lo faranno vincere. Garcia si sentì in dovere di non far cadere la squadra nella rassegnazione: vinceremo lo scudetto. La teoria del complotto non è vincente. Però, dicono molti tifosi, bisogna ribattere a quelle che si ritengono ingiustizie. Per questo, qualunque sia l’esito del ricorso su Strootman, sarebbe bello che tutti gli spettatori di Roma-Milan, lunedì sera, andassero allo stadio con un paio di calzini da sventolare, modello «panolada» spagnola. Una protesta non violenta per non fare dimenticare quella che è stata la vera vergogna del derby: le parole di Lulic a fine gara su Antonio Rudiger. Senza se e senza ma.
Fonte: Corriere della Sera