«Usciamo ridimensionati solo sul piano dei punti, per il resto la prestazione c’è stata». Parole e musica di Luciano Spalletti, dette ieri davanti alla squadra. Ma il giorno dopo la sconfitta di Torino, lascia all’allenatore della Roma almeno tre spine su cui tutto l’ambiente giallorosso – scrive la Gazzetta dello Sport – discetta in modo più o meno tagliente: l’utilizzo di Gerson, l’accantonamento di El Shaarawy e le parole di Szczesny.
L’impiego a sorpresa del brasiliano in quella che corre il rischio di essere la partita più importante dell’anno, ha suscitato un vespaio di polemiche. Tutto questo alla luce di quanto lo stesso Spalletti aveva affermato appena il 26 novembre. «Gerson mi dice che ha giocato spesso anche sulla fascia e vorrebbe provare lì, al posto di El Shaarawy o Salah, ma non ce lo vedo». E in effetti il giorno dopo contro il Pescara, nell’unica partita giocata da titolare in campionato fino a quel momento, fu schierato a centrocampo. Contro la Juve, invece, la folgorazione sulla via di Torino, con il brasiliano schierato esterno né carne e né pesce, e a poco vale il discorso del «tenere botta», perché fisicamente è apparso un fuscello tra giganti. Morale: il baby fenomeno (pagato 18,9 milioni) è bocciato, ma pare non sia in predicato di andare in prestito a gennaio.
Più complesso il discorso El Shaarawy, su cui la Roma ha complessivamente investito una quindicina di milioni. Se non gioca dall’inizio neppure quando Salah è infortunato (col Milan) o a mezzo servizio (Juve), è ovvio che senta intorno a sé una fiducia limitata. L’ultima situazione che Spalletti dovrà gestire è la testa. Szczesny a Torino è stato chiaro: «Non vedo differenza di qualità ma di mentalità. In campo dobbiamo essere più uomini e meno ragazzi».