(A. Austini) – Giocare in uno stadio dove ne hai perse sei su sei. Sfidare una squadra che ha vinto tutte le ultime 23 partite di campionato in casa. Dimostrarsi all’altezza di una missione che, sostanzialmente, i rispettivi bilanci delle società dovrebbero rendere impossibile. La Roma è in grado? È la grande e unica vera risposta che si cerca stasera allo Juventus Stadium, il fortino in cui i bianconeri hanno costruito i cinque scudetti con la legittima ambizione di aggiungerne un sesto. Sulla carta, stavolta, Spalletti può permettersi quantomeno di provare a interrompere la «dittatura bianconera» e mantenere almeno i 4 punti di distacco. Da un livornese a un (quasi) fiorentino, il primo ad accendere una vigilia piuttosto distesa è Allegri: «Spalletti come allenatore non si discute, ogni tanto è bravo anche a fare l’attore». Da Trigoria Luciano raccoglie la battuta col sorriso e avvisa Max: «E non mi ha sentito cantare. Scherzi a parte, è un grande amico e rimane tale. Lo ritengo una persona corretta e un grande allenatore. Lui è il primo della classe e accetto anche le battute».
«Quando abbiamo giocato a Torino con i granata – racconta Spalletti – Miralem è venuto a trovarci in ritiro e ha mangiato con noi. Ogni tanto me lo passano al telefono. Avete fatto di tutto per farci litigare,ma quello che penso di lui gliel’ho dimostrato direttamente. Ho combattuto con tutti per farlo giocare davanti alla difesa con De Rossi, dandogli le chiavi della Roma dello scorso anno: continuerei a fare così se fosse ancora qui». Insomma, almeno prima di giocarla questa partita nessuno ha intenzione di alzare l’asticella della tensione. Neppure quando si parla di arbitri. «A noi tutti – assicura Luciano – ci basta Orsato e gli altri che sono stati mandati: tutti internazionali con grande esperienza e qualità. Ci vorrebbe la moviola? Va usata nella maniera giusta, ma è un supporto importante». Viste le polemiche sui primi esperimenti della Var c’è parecchio da lavorare, come sottolinea anche Allegri: «Non so come cambierebbe Juve-Roma. Ma una cosa è certa: la tecnologia deve essere usata solo su fatti e episodi oggettivi, non soggettivi». In una partita come quella di oggi, c’è da giurarci che tutto sarebbe comunque discusso. All’infinito.