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IL MESSAGGERO Inzaghi: “E’ la volte buona”

(E. Bernardini) – Le parole, soprattutto alla vigilia di sfide come quella di oggi pomeriggio, sono fondamentali. Inzaghi è un buon comunicatore e come sempre ha dosato con il bilancino ogni frase. Cominciamo dalla fine. Ha radunato di nuovo tutti al centro del campo d’allenamento di Formello e guardandoli tutti negli occhi, così come aveva fatto già venerdì e gli ha ripetuto: «Questo è un derby da vincere. Voglio vedere la stessa rabbia in campo». L’undici che scenderà oggi in campo è praticamente fatto. Sarà 4-3-3 senza Milinkovic. Il serbo non è in perfette condizioni e per questo dovrebbe partire dalla panchina. Già, ma Simone deciderà solo questa mattina cosa fare. E’ l’unico dubbio che si è portato. Se decidesse all’ultimo di rischiare comunque Sergej, a finire in panchina sarà Keita. Al posto del senegalese agirebbe Lulic. Questo perché Inzaghi avrebbe una fascia più coperta con Senad chiamato ad attaccare e difendere. La differenza sostanziale è che, con questi uomini, la difesa rimarrebbe a quattro e Basta resterebbe basso senza possibilità di avanzare. Con Milinkovic in panchina e Keita in campo, la Lazio sarebbe molto più camaleontica perché il 4-3-3 iniziale si trasformerebbe facilmente in un 3-4-3.

Nella rifinitura di ieri c’è stato anche spazio per un piccolo spavento. Immobile prende una botta e resta a terra per un paio di minuti. Fiato sospeso. Viene controllato dal medico sociale Rodia, si allontana zoppicando. La paura però, per fortuna, dura poco perché Ciro si riunisce al gruppo e prende parte alle prove tattiche. Riavvolgiamo il nastro. Sala stampa di Formello. La tensione si vede sul volto d’Inzaghi quando si siede in conferenza stampa. E’ il suo primo derby sulla panchina dei grandi e non vuole sbagliare. A livello Primavera le statistiche sono assolutamente dalla parte del tecnico biancoceleste con cinque successi, un pareggio e due ko. Indimenticabile la vittoria nella finale di ritorno di Coppa Italia del 2015. Lo ha vissuto anche da giocatore, ma con meno fortuna. Ne ha disputati 10, collezionando 7 sconfitte, due vittorie ed un pareggio. Nei derby non è mai riuscito a fare gol. «La partita contro la Roma è sempre una cosa a parte, sfugge a tutte le previsioni e agli stati di forma. Ma avendo la stessa umiltà e determinazione di questi mesi possiamo vincerlo». E vincere oggi può voler dire cambiare il trend della stagione: «Di sicuro il derby può influenzare la stagione. Cerchiamo di far sì che questa partita vada bene. La nostra gente si aspetta la Lazio di queste 14 partite, ma ci vuole qualcosa in più, una partita perfetta da parte di tutti, non solo di 6-7 giocatori. Gli 11 che iniziano e i 3 che subentrano devono essere perfetti».

Oltre le parole del mister a caricare Biglia e compagni ci hanno pensato i tifosi come spiega lo stesso Simone: «Si sono caricati da soli con la gente giovedì. Poi i calciatori girano per Roma, hanno il termometro della piazza, sanno cosa significa il derby. Alcuni c’erano il 26 maggio, altri hanno giocato i successivi senza vincerli. All’Olimpico è un derby particolare, è giusto caricarlo, ma bisogna avere la giusta umiltà e concentrazione». Per il tecnico biancoceleste è la Roma che ha più da perdere da questo derby: «Loro sono stati costruiti per la Champions, per vincere lo scudetto. Noi siamo partiti con diffidenza, abbiamo ottenuto risultati, ma ripeto, il bello viene adesso. Tutti ora parlano di noi». L’assenza di Salah gli ha fatto tirare un piccolo sospiro di sollievo anche se per Simone resta comunque «un’arma a doppio taglio». Studia, legge, annota e poi non dimentica nulla. Inzaghi è così. Puntiglioso e “rosicone” quanto basta. La scelta di Banti come arbitro gli ha riaperto vecchi files: «È stato l’ultimo a espellermi in campo in un Inter-Atalanta. L’anno scorso mi ha espulso da allenatore invece in Lazio-Inter. Quest’anno a Bergamo con lui abbiamo vinto. Se l’hanno designato un motivo ci sarà. Magari non ce lo aspettavamo perché ha diretto l’ultimo derby l’anno scorso, e di arbitri ce ne sono tanti. Però è un arbitro all’altezza»

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