(E. Pucci) – Il capo della Figc Tavecchio, l’ex presidente Abete (dal 2007 al 2014), il presidente della Lega B Abodi, il presidente dell’Associazione italiana calciatori Tommasi, il Capo della Procura della Figc, Pecoraro e l’ex Palazzi, ma successivamente anche dirigenti del calcio come Marotta e altri. Il mondo del pallone dalla prossima settimana sfilerà davanti alla Commissione Antimafia che vuole chiarire il rapporto tra tifoseria e criminalità, spezzarne ogni legame. E se e quanto le società calcistica coprono le infiltrazioni mafiose nelle curve d’Italia. Per arrivare ad imbastire una proposta legislativa e amministrativa che vada al di là del semplice Daspo (il divieto di accedere alle manifestazioni sportive). Verranno auditi (da inizio febbraio) innanzitutto i procuratori della Repubblica (Torino, Napoli e Catania) che indagano su questo filone, poi i vertici del calcio e infine i big’ delle società di serie A. Si comincia da oggi: la riunione é stata convocata per fare il punto sulle devianze del calcioscommesse in Italia, sarà ascoltato il giornalista Poto che ha scritto il libro ‘La mafia nel pallone’.
I TEMPI E’ stato costituito un comitato ad hoc coordinato dal dem Marco di Lello, all’interno dell’organismo che ha tutti i poteri dell’autorità giudiziaria. L’intenzione è quella di cercare di fare presto, anche in prospettiva di eventualità elezioni anticipate. Due mesi di tempo, una riunione ogni giovedì, il tutto dovrà concludersi entro il 21 marzo. Basta questo il motivo dell’istruttoria che porterà ad una relazione dettagliata spazi di opacità tra società e curve, occorre andare ad individuare ogni link tra calcio e mafia. «Siamo all’inizio ma l’obiettivo é di fare chiarezza», dice il vicepresidente della Commissione, Fava. Il faro della commissione si accenderà per esempio sulla curva juventina. Sulla vicenda del capo ultrà suicida dopo essere stato sentito sulle infiltrazioni della ndrangheta allo stadio. C’é una indagine in corso da parte della procura di Torino e una parallela interna da parte della Federcalcio. Ma l’istruttoria prenderà spunto anche da altri episodi, come la presenza del figlio di Lo Russo, capo dell’omonimo clan (poi arrestato nell’aprile del 2014 a Nizza), a bordo campo del San Paolo. E dal perché il fantomatico Genny a Carogna, l’ultras del Napoli che nel 2014 mediò con dirigenti e forze dell’ordine prima dell’inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, avesse avuto accesso allo stadio nonostante fosse colpito da un provvedimento di Daspo. «E’ intollerabile afferma un membro della commissione – che ci siano delle società che non chiudano ogni tipo di rapporto con certe frange estremiste». Non sarà tralasciato, viene spiegato, neanche quanto successo a Catania, Latina, Crotone. Società che in passato sono finite nel mirino della giustizia, anche se finora senza conseguenze. Qualche giorno fa é scattata, invece, l’interdittiva antimafia per il Foligno calcio da parte della prefettura di Perugia dopo l’arresto del presidente della squadra locale, Gianluca Ius, con l’accusa di riciclaggio, emissione di fatture false e truffa aggravata ai danni dello Stato per circa un milione di euro. Il lavoro della Commissione Antimafia, in realtà, parte da lontano. Nel luglio scorso in una relazione sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel gioco lecito ed illecito la Commissione pose sotto i riflettori soprattutto i club calcistici dei campionati minori. Allarme legato al fenomeno del calcioscommesse ma furono scandagliati anche gli assetti societari di diverse club. «E’ inquietante scriveva la Commissione il sempre più netto interesse di soggetti vicini alla criminalità organizzata a far parte dell’organigramma societario di alcune squadre di calcio» come volano per acquisire consenso elettorale, economico e finanziario. Sullo sfondo il fenomeno del riciclaggio e del gioco d’azzardo. Si segnalava, per esempio, l’indagine dirty soccer’ della Dda di Catanzaro del 2015 che aveva coinvolto una trentina di squadre di calcio Pro e serie D. «Vogliamo un calcio mafia free», era lo slogan dell’allora ministro dell’Interno Alfano che insieme al presidente della Figc Tavecchio ed ai presidenti di leghe di serie A, B e Lega Pro ha firmato tempo fa un protocollo per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata nelle società di calcio professionistiche. Tra il mondo del calcio e l’Antimafia lo scontro si era registrato qualche mese fa sulla Nazionale per la questione dello sponsor di una società di scommesse sulla maglia. Ad aprile dell’anno scorso alcuni capi ultra’, tra questi quello dell’Atalanta, detto il Bocia, approdarono anche al Senato, ospiti del parlamentare M5s, Vito Crimi. Ora pero’ è la prima istruttoria che si apre sul calcio professionistico.
Fonte: il messaggero