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Cina, fine alle follie di mercato: il governo blocca arrivo stranieri

Il Governo e la China Football Association hanno deciso di porre un limite ai giocatori stranieri in formazione e un freno alle spese definite in un comunicato ufficiale “irrazionali”.

Carlitos Tevez potrebbe aver preso l’ultimo treno utile per la Cina e Kalinic e Diego Costa potrebbero aver perso la chance per un mega contratto. L’ex del Manchester City e della Juventus potrebbe essere l’ultimo giocatore occidentale ad aver strappato un ingaggio  record per giocare della Super League di Pechino: 20 milioni per due stagioni, a cui si devono aggiungere 11 milioni pagati al Boca Juniors per un attaccante che aveva già annunciato la sua volontà di chiudere la carriera con la fine del campionato argentino.

Ma le follie economiche del calcio cinese potrebbero veramente chiudersi con l’irrinunciabile offerta fatta dallo Shanghai Greenland Shenhua a Tevez. Il Governo e la China Football Association hanno deciso di porre un limite ai giocatori stranieri in formazione e un freno alle spese definite in un comunicato ufficiale “irrazionali”. Aggettivo non esagerato se si pensa che dall’inizio del 2016, sono stati acquistati giocatori stranieri, per lo più europei e sudamericani, per un totale di 363 milioni di dollari. Gli ultimi della serie sono stati il brasiliano Oscar, costato allo Shanghai Sipg 63,5 milioni di dollari, lo stesso club che per 58,9 milioni si era assicurato anche il connazionale Hulk.   Cifre che in Europa si pagano orami solo per i super campioni in lizza per il Pallone d’oro. Non a caso, la scorsa estate erano circolate indiscrezioni secondo le quali sarebbero stati offerti 100 milioni di dollari di ingaggio all’anno per trasferirsi oltre la Gande Muraglia.

In buona sostanza, il calcio cinese è in piena bolla finanziaria. Come ha dichiarato il manager dei Tottenham Hotspur, Mauricio Pochettino i soldi del colosso orientale hanno rovinato il mercato internazionale dei calciatori, facendo lievitare i prezzi. Il che, in fin dei conti, è quello che è accaduto in Italia con l’avvento di Silvio Berlusconi e Massimo Moratti alla guida di Milan e Inter. Così come non è ancora un caso se proprio i due club milanesi vincitori delle ultime due coppe dei campioni nel nostro paese sono finiti o stanno per finire nella mani dei capitali cinesi.

Tutto questo spiega perché a breve verrà approvato un nuovo regolamento che consentirà ai club della Super League di schierare soltanto tre giocatori stranieri in campo e potendo averne in rosa non più di cinque, di cui uno a quanto pare dovrà essere di nazionalità asiatica. Non solo: visto che l’obiettivo del Governo è quello di diventare una potenza del calcio mondiale e diventare tra i protagonisti della Coppa del Mondo, i club avranno l’obbligo di schierare per ogni partita almeno due giocatori cinesi under 22.

In effetti, era stato proprio questo l’intento del governo nella fase iniziale del boom calcistico: spingere le società a ingaggiare campioni internazionale per alzare il livello del campionato e servire da esempio ai più giovani. Allo stesso tempo, sono stati incoraggiati gli investimenti nei club europei, tanto è vero che Milan e Inter non sono un caso isolato: sono almeno una ventina i club di tutta Europa controllate o partecipate da aziende cinesi.

Ma dopo l’estate, il rallentamento dell’economia e la necessità di difendere la valuta locale, hanno spinto il governo di Pechino a essere più severi nel concedere il via libera all’espatrio di capitali. Da qui le difficoltà della cordata guidata da Sino Europe a chiudere l’accordo con Fininvest per il passaggio di quote del Milan. Alo stesso modo, sono arrivate anche “le misure per regolare le operazioni e la gestione dei club in termini di investimenti irrazionali e di alte cifre di trasferimenti e stipendi di giocatori nazionali e stranieri”. I cinesi sono sempre pur quelli che dopo l’Europeo hanno offerto 38 milioni per due anni e mezzo di ingaggio a Graziano Pellé.

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