(A.Pugliese) – E ora che ha messo la freccia anche su Manolas, diventando il difensore più utilizzato da Spalletti in stagione, bisognerà anche rivedere qualche valutazione. Ad iniziare da quei 4,4 milioni di euro (1,2 in estate per il prestito e 3,2 da versare a giugno prossimo per il riscatto) che oggi sembrano anche pochi per il giocatore che è. Lui, Federico Fazio, in realtà neanche ci pensa e si gode solo il momento in più. Quello che a Genova l’ha consacrato ancora una volta come dominante (22 respinte, record stagionale in Serie A) dal punto di vista difensivo, ma anche molto utile in fase di costruzione. Con classe ed eleganza, anche se «qualche volta in campo so anche essere cattivo — dice l’argentino a Roma Radio — Dobbiamo esserlo e poi il mister insiste molto per farci essere cattivi in campo. Il Genoa in casa aveva fatto sempre molto bene, serviva saper lottare per vincere».
RABBIA E ABITUDINE – La Roma lo ha fatto ed alla fine ha portato a casa anche una vittoria pesantissima, proprio mentre tutte le altre che aspirano ai posti d’élite facevano altrettanto. «Finora il bilancio è buono, ma possiamo fare ancora meglio — continua Fazio— Abbiamo perso per strada qualche punto importante, adesso si tratta di fare ancora qualcosa in più. Restando uniti e concentrati partita dopo partita, lo scudetto è possibile. Prima ero convinto che per vincere ci mancasse un po’ di rabbia, ma è anche vero che dobbiamo abituarci a vincere. Se ci riusciamo, poi la cosa ti entra in testa e diventa tutto normale». Non è normale, invece, la sua stagione. Almeno rispetto alle aspettative, almeno rispetto ai primi passi. Qualche incertezza, qualche timidezza, poi una valanga, in senso positivo ovviamente.
MENTALITÀ – Crederci, insomma. Per Fazio è quasi come un mantra, tanto che lo aveva detto anche nella sua prima conferenza in giallorosso, la scorsa estate. E ora lo ripete, proprio mentre la Roma balla su tre tavoli. «Dobbiamo credere in noi stessi, solo così possiamo pensare di vincere il campionato e l’Europa League — chiude lui — Questa coppa poi è bellissima, ti può cambiare la testa e la mentalità. Guardate il Siviglia, che ne ha vinte 5 in dieci anni (di cui due con lui, ndr). Ora è abituato a vincere e non è un caso che in Spagna sia secondo dietro il Real». Consigli? Credergli davvero.
fonte: La Gazzetta dello Sport