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GGR – L’incoerenza della Roma ‘spallettiana’: dai record storici agli errori di formazione

(K. Karimi) – Nella storia non gloriosa ne’ vincente della Roma, che quest’anno tra l’altro compirà 90 anni di vita, probabilmente non c’è mai stato un allenatore in grado di esaltare la folla giallorossa ma con la capacità perfida allo stesso tempo di gettare via velocemente tutto ciò che di positivo era stato creato.

Luciano Spalletti è uno dei tecnici certamente più bravi d’Europa, anche se non ha ancora avuto modo di lavorare per una vera big internazionale. Roma e Zenit San Pietroburgo rappresentano il suo massimo, forse anche perché i limiti di un tecnico estroso e tatticamente preparatissimo spesso vengono ancora a galla. Basti pensare al suo primo ciclo in giallorosso, dal 2005 al 2009, quando mostrò al mondo una Roma quasi perfetta per gioco, continuità, idee di calcio innovative. Ideò Totti ‘falso nueve’ e ne rilanciò la carriera. Fece diventare i vari Tonetto, Cassetti, Perrotta e Taddei calciatori di alto livello, rese De Rossi uno dei mediani più completi del mondo.

Ma sempre in quel suo primo ciclo furono alcune scelte incomprensibili e gestioni negative dal punto di vista tattico a rompere il giocattolo: la Roma nel 2008 perse uno Scudetto alla portata sia per le tante decisioni arbitrali pro-Inter, sia per la mala interpretazione di gare sulla carta semplici, come Roma-Livorno, pareggiata in casa contro una squadra già destinata a retrocedere. O l’anno successivo quando si incaponì sul 4-2-3-1 senza punte e gettò alle ortiche un’altra stagione fin dall’inizio, perdendo anche l’acceso alla Champions League.

Il nuovo ciclo ‘spallettiano’ appare più maturo, visto che il tecnico di Certaldo sta mettendo in pratica idee di calcio meno forzate ed obbligatorie, ma rischia di trascendere ancora nell’universo delle occasioni perse. Già tre scelte tattiche clamorosamente errate stanno minando il cammino della Roma da inizio stagione: De Rossi centrale contro il Porto, Gerson schierato all’ala contro la Juve e ieri il redivivo Vermaelen preferito a Manolas e J. Jesus contro la Samp dello scatenato Muriel. Senza togliere nessuna colpa a dirigenza e calciatori, ancora decisamente impreparati a vincere e competere per lo Scudetto, la gestione di Spalletti resta ricca di punti oscuri e di incoerenze logiche. Nel complesso il lavoro del mister ritornato a Roma dopo sei anni e mezzo è altamente positivo, ma mancano sempre quei 2-3 livelli di astuzia e attenzione per sognare davvero.

GGR

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