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La Repubblica Il malessere da viaggio che spappola la Roma

(F. Bocca) La botta si sente eccome. Quando domandano a Luciano Spalletti, ormai a quasi un’ora e mezzo dalla fine di Samp-Roma 3-2, come si sentano i giocatori lui ci pensa un attimo e dice: «Spappolati». Effettivamente ci si può sentire “spappolati” se arrivi a Genova vagheggiando un sorpasso sia pure virtuale sulla Juve – mica era scritto da nessuna parte che dovesse vincere così a Reggio Emilia contro il Sassuolo – e venendone via discretamente tartassato da un conto-scoppola.

Riassumendo: tre gol presi da una Samp che doveva essere molle e depressa e invece era assatanata come se giocasse per la Champions; il distacco dalla Juve che è salito a -4 e virtualmente a -7; approccio alla partita da amichevole e grave sottovalutazione dell’avversario; quinta sconfitta fuori casa che sottolinea la chiara Olimpico-dipendenza della Roma; l’ambizione scudetto ridotta a ipotesi matematica o a chiacchiera da bar; le celebrazioni della squadra camaleontica che si trasforma tatticamente per diventare una solida e rocciosa formazione “italianista” pura teoria.

Prima degli schiaffi di Marassi la Roma aveva giocato 4 partite senza prendere un gol, vincendone tre per 1-0 con una imbattibilità di 344’ (e la Samp non segnava da 470’). Le reti di Praet, Schick e Muriel – i primi due hanno rimontato i gol di Peres e Dzeko, il colombiano su punizione ha messo a segno il ko definitivo fanno da spartiacque nella stagione romanista, rendendo ormai forse non più scalabile la montagna scudetto. E anzi costringendo la squadra di Spalletti a guardarsi le spalle.

Si è subito visto, anche quando la Roma stava conducendo il match, che il problema era la difesa, o meglio l’impostazione difensiva della squadra. Spalletti infatti, nella tipica e particolare teatralità toscana che lo contraddistingue, non faceva che urlare e sbracciarsi verso i difensori, persino battendosi delle gran manate sulla pelata: “Di testa! Di testa!” Effettivamente la Roma di testa non c’era proprio. Particolarmente Spalletti ce l’aveva con Vermaelen, per altro da lui scelto e mandato in campo al posto di Manolas. Su quei 70-80 metri quadrati di campo il talentuoso Muriel ha fatto ciò che voleva infierendo con dribbling e assist. E infine stendendo la Roma. Tra l’ingresso di Schick, il suo gol del 2-2, e la punizione di Muriel passano appena quattro minuti. Il tempo di un round di boxe.

Amen, la partita della Roma è finita. Se non per il solito velenuccio finale. Dzeko nel recupero viene infatti messo giù da Silvestre e ci sarebbe il rigore se l’arbitro Mazzoleni non fosse fermato dal guardalinee che sbandiera un fuorigioco inesistente. Spalletti e i romanisti non l’hanno mandata giù tanto bene, anche se oggettivamente non potevano gridare al complotto, non esistendo in natura, per definizione, congiure a favore della Sampdoria. Spalletti lo ha sottolineato con la solita ironia a denti stretti. «Il guardalinee si è distratto, è una situazione di facilissima lettura questa per guardalinee di qualità come gli italiani. È un episodio che un po’ ci disturba, ecco». Ecco, giusto un po’…

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