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Il Messaggero Roma, Lucio va oltre il mercato

(U. Trani) Spalletti oggi vola a Genova con i giocatori contati. Non è la prima volta e qualcosa si inventerà pure domani pomeriggio a Marassi, come ha fatto per gran parte del girone d’andata. Anche perché la situazione, dopo le feste, è lievemente peggiorata: alle assenze già messe in preventivo di Florenzi (in convalescenza) e Salah (Coppa d’Africa), bisogna sommare il nuovo stop di Vermaelen (contusione al polpaccio: non grave) e l’ennesimo contrattempo per Totti (infiammazione al tendine d’Achille: test nella rifinitura odierna a Trigoria). In più Manolas è appena rientrato in gruppo. Momentaneamente la Roma è, insomma, incompleta. Ma come ha spiegato Lucio: «La rosa mi va bene così come è». Fissando, però, almeno 2 paletti. Testuale, dalla chiacchierata del toscano a Sky (giovedì 5, quindi 2 giorni fa): 1) «Quelli che partiranno vanno assolutamente sostituiti», cioè non Salah che tornerà, ma Iturbe girato in prestito al Torino; 2) «Le unità di cui disponiamo non sono molte. Sono poche», ammissione sincera di chi si augura di avere anche il centrocampista chiesto in estate alla proprietà.

LABORATORIO APERTO La Roma, anche in emergenza, è riuscita spesso a comportarsi da squadra: il 2° posto dimostra che le idee dell’allenatore a volte incidono più dei rinforzi in panchina. Spalletti è stato solare quando ha sottolineato quale percorso aspetta i giallorossi nelle prossime settimane. Senza piangersi addosso, ha precisato che «ci sarà un periodo di venti-venticinque giorni in cui giocheremo ogni tre. Lì ci vogliono i calciatori, proprio numericamente. Ma io penso che, se non succede nulla di particolare, riusciremo a sopperire. In questo periodo siamo stati bravi a fare a meno di qualche calciatore che si è infortunato». Parla di se stesso e non solo del suo gruppo. Lucio è intervenuto tatticamente in più match (compresi quelli complicati) della stagione, senza andare a stravolgere l’identità di questa formazione che è stato capace di schierare con diversi sistemi di gioco: dal preferito 4-2-3-1 al 3-4-3 di fine 2016, passando dalla formula ibrida in difesa (3 uomini e mezzo) a quella spregiudicata in avanti (4 attaccanti quasi in linea). Si è sbizzarrito proprio per «sopperire» (verbo usato dallo stesso tecnico sempre giovedì) alle lacune di partenza o del momento. Ha cambiato, pure in corsa, più di ogni altro collega, utilizzando moduli per tutti i gusti. Oltre a quelli già elencati, ha proposto il 4-1-4-1, il 4-3-3 e il 4-3-2-1 (e probabilmente altri, mascherati bene ai rivali).

ANCHE DS Spalletti si è di fatto comportato da autentico direttore sportivo. In campo, però. Cioè non nelle trattative, ma nelle esercitazioni. E così farà fino a quando la società giallorossa non gli metterà a disposizione gli interpreti pronti, non scommesse esotiche, con i quali pensa che la Roma possa essere competitiva fino al traguardo. Basta pensare come ha preso di petto la precarietà nei ruoli che andranno coperti da qui al 31 gennaio. Basta pensare proprio all’ultima partita di campionato, il 22 dicembre contro il Chievo. Senza Paredes e De Rossi, cioè avendo a disposizione solo 2 centrocampisti su 4, ha scelto il 3-4-3, difendendo con i centrali Ruediger, Fazio e Vermaelen, schierando sulle fasce Bruno Peres ed Emerson, abbassando Nainggolan accanto a Strootman e puntando sul tridente pesante con Salah ed El Shaarawy ai lati di Dzeko. Opzione possibile domani contro il Genoa, specchiandosi nel sistema di gioco del collega Juric: con Manolas (o Juan Jesus) al posto di Vermaelen e con Perotti a sostituire Salah. Ma ha De Rossi (e Paredes) in più. E quindi, avanzando Nainggolan nel 3-4-2-1, potrebbe rinunciare a un giocatore offensivo (El Shaarawy o Perotti) per garantirsi l’avvicendamento in corsa (Iturbe non c’è più e Totti rimane in bilico). Tornando al mercato, Lucio non si è certo spaventato quando ha dovuto sostituire Salah (situazione simile a quella attuale, in attesa del’esterno giusto). E ha usato, nel 4-2-3-1, Ruediger da terzino destro e Peres da laterale sulla stessa corsia. Mossa vincente negli scontri diretti contro la Lazio e il Milan. E comportandosi meglio di qualsiasi ds.

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