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Roma in versione dr. Jekyll e mr. Hyde: ma stavolta il ko pesa

(S.Impallomeni) – In un minuto la Roma non perde soltanto la partita, capovolgendo le sue virtù, ma si perde molto altro che è molto più importante. Al Ferraris si insabbia quasi tutto. C’è una squadra e poi ne esiste un’altra. E non una sola che gioca a due tempi come nelle precedenti giornate. Si rompe un incantesimo proficuo. Svanisce uno stato d’animo positivo. Si bruciano una buona dose di convinzioni ed entusiasmo. Spariscono equilibrio e intensità. La rimonta subita non è un fatto inedito. Così velocemente però non era mia successo. È un passo indietro nella maturità. Nel parallelo scudetto l’inforcata di Genova non sentenzia alcunché, sebbene lasci perplessità evidenti.

L’ALIBI DEL RIGORE NON CONCESSO SERVE A POCO – Una Samp guizzante e dignitosamente presente raccoglie l’impensabile. L’arbitraggio si può discutere quanto si vuole, ma se la Roma perde non è per colpa di un calcio di rigore evidente non concesso. Il pareggio avrebbe spostato di poco la domenica e le conseguenti analisi. Le recriminazioni non portano mai punti, né li costruiscono in futuro. La Roma doveva vincere e neanche pareggiare. Questa è  la mia considerazione. La Samp non è una squadra arcigna ed è molto inferiore alla Roma. La Samp era un ostacolo da superare cercando di fare più attenzione, misurando con freddezza i momenti di una partita non giocata nel primo tempo e interpretata meglio nella ripresa. Si torna alla trasferta di Torino. Non nella prestazione ma nei gol incassati. Tre gol evitabili, dopo 344 minuti di duro lavoro per non subirli. Imbattibilità sfumata e Juve che allunga ulteriormente, anzi che si riprende quel vantaggio acquisito prima del trauma tecnico di Firenze. Spalletti sembrava aver risolto il problema difensivo. Il reparto teneva, finché Vermaelen ha fatto di tutto per allentarlo. Il belga non giocava da tanto tempo. Poco minutaggio nelle gambe e pochi automatismi con gli altri titolari. La sua presenza ha destabilizzato non tanto per il suo valore quanto per una sua precaria condizione psicofisica. Non è sembrato pronto. Muriel, nell’occasione del pareggio doriano, ha evidenziato e ha messo a nudo tutto il suo disagio, raccontando un punto debole. Può capitare che a volte la scelta non sia felice, non incida come si vorrebbe. Ci sta che un allenatore si aspetti un miglioramento da parte di un suo calciatore. Ma così non è successo.

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