Alla trasmissione “8° scudetto” dell’emittente bolognese è intervenuto Walter Sabatini, ex ds della Roma, per commentare il suo possibile passaggio al Bologna.
“Il Bologna? Era un’ipotesi molto bella, ma il Bologna aveva e ha bisogno di immediatezza ed io non l’avrei garantita. Avrei lavorato in chiaroscuro lavorando un po’ per la Roma e un po’ per il Bologna. Era importante garantire anche la trasparenza: io non sarei stato presente al 100%. Con molto rammarico ho rifiutato. Oggi sono molto dispiaciuto, visto anche il mio epilogo a Roma un po’ deprimente. Ho insistito per andar via perché c’erano solo questi presupposti. Sono un tifoso della Roma e lo sarò per sempre, ma sono anche un grande simpatizzante del Bologna. Futuro al Bologna? Spero per loro di no (ride ndr), io sono un casinista. Quanto tempo ci vorrà per far diventare grande il Bologna? Oggi è difficile perché la concorrenza dei fatturati e delle squadre metropolitane rende difficile il lavoro delle società di profilo medio. La città rappresenta qualcosa di importante. Se 10 anni sono sufficienti per far diventare il Bologna una grande? Io faccio pensieri trimestrali, sono anni che penso alla mia vita in termini di trimestri. Se Destro esploderà? Deve fare molto di più perché è un ragazzo che è stato colpito da diversi fastidi fisici. A Roma è stato frenato da un problema difficile da risolvere. Ha fatto tanti gol nella Roma nonostante avesse sulla sua strada un attaccante come Totti. Non sono totalmente contento di quanto stia facendo a Bologna. Io considero i calciatori che se ne vanno sempre miei e continuo a seguirli con affetto. Odio far uscire per mia mano i calciatori. Destro troppo indolente? Bologna ha accolto Destro come un top player. Ha un carattere particolare: è un po’ permaloso e quindi questo si configura in campo nelle situazioni più imprevedibili. Per il resto è un giocatore forte che vede la porta. La squadra deve aiutarlo ma lui deve imprimere alle sue prestazioni una verve maggiore. Se sia più dotato di Belotti o Pavoletti? Non ha nulla da invidiare a questi calciatori però Belotti gioca ad esempio con più rabbia e cattiveria. È un po’ troppo aristocratico. Pektovic? L’ho seguito a inizio anno perché Cosmi mi disse che per caratteristiche tecniche poteva giocare con la Roma. Se rinnoverei il prestito di Sadiq al Bologna in caso fossi ancora DS della Roma? Sadiq è forte. L’operazione con il Bologna l’ho fatta io. Appena abbiamo concluso l’operazione il giocatore si è procurato una banale contusione. Ho dato mandato al mio medico di fargli la risonanza prima della partenza. Le analisi furono tutte negative. Il medico del Bologna fu informato e fece anche lui esami, che si rivelarono negativi. Il giocatore quando ha iniziato ad allenarsi a Bologna ha lamentato dei forti dolori e successivamente si è palesato un corpuscolo vagante precedentemente non rilevato da alcuna delle due risonanze. Mi dispiace per il Bologna e per il ragazzo. Aveva disputato una bella parte di campionato. È un giocatore esteticamente inguardabile ma questo lo rende anche imprevedibile. Se sia compatibile con Destro? Sì, possono tranquillamente giocare insieme. Torosidis? È stato per anni un idolo a Roma perché ha sempre conosciuto i suoi limiti e ha giocato sempre con umiltà. Non è stato un titolare perché davanti aveva un fenomeno declinante come Maicon. È stato un giocatore di affidabilità. È proprio questo che il Bologna è andato a cercare. Toro è il Toro, quando ho compiuto questa operazione molti calciatori sono venuti da me a lamentarsi perché nello spogliatoio si faceva volere bene. La Roma non aveva l’esigenza di liberarsi di Torosidis. (Gli mostrano una clip su alcune contestazioni avvenute ai tempi di Trigoria ndr) Non sono abituato alla tecnologia. Pensate che una volta, quando non mi trovavo ancora ufficialmente alla Roma, non mi rendevo conto di essere pedinato, sono uscito da un locale con una bionda e subito la notizia è stata diffusa. Peccato che la bionda fosse mia moglie. Come chiamavo Fenucci in società? Contabile. Claudio ha passato quegli anni di Roma sotto stress. Gli dicevo scherzosamente di stare zitto e di fare il contabile. Ha comunque una grande sensibilità calcistica. Se la Roma farà prima del Bologna a costruire lo stadio? Esso rivestirebbe per entrambe le squadra un grande investimento. Gli stadi concepiti in un’altra maniera riporterebbero le famiglie allo stadio. Questo rimetterebbe in asse la competitività di tutte le squadre. A Roma la vicenda è iniziata molti anni fa. A Bologna si tratta mi sembra di una ristrutturazione e credo che sia più facile. A cosa serve il mercato di gennaio? L’ho sempre vissuto con intensità e stress. Il calcio è sofferenza. Non dovrebbe essere così, mi contestano questo modo di pensare al calcio. Nelle sessioni di gennaio a volte siamo riusciti a portare quei correttivi. La Roma l’anno scorso è stata fortunata perché ha preso Perotti ed El Shaarawy. La definisco fortuna perché essa è un’attitudine. Vuol dire che siamo stati bravi. Il colpo di mercato più bello? Ce ne sono tanti e mi dispiace sceglierne uno. Il più spettacolare è stato Marquinhos perché era un ragazzino che arrivò a Roma per 3 milioni e fu rivenduto dopo un anno a una cifra iperbolica. La mia cessione più dolorosa? È stata la cessione di Yanga-Mbiwa. Mi sono trovato a disagio. L’ho preso dal Newcastle con una formula particolare: avrebbe dovuto fare 20 partite per essere acquistato obbligatoriamente. Ne ha fatte più di 20 per necessità e per bravura. Era diventato il beniamino di tutti dopo il gol alla Lazio, però avevo esigenza di recuperare i 10 milioni del suo cartellino e ho ricevuto l’offerta del Lione. Ricordo ancora oggi il suo sguardo muto, senza odio. Sono stato male, non sapevo cosa dirgli. Sapevo di fargli un torto. Quante plusvalenze ho lasciato alla Roma? Non lo so, qualcuno dice 200, alcuni 280. Il far plusvalenze è una prerogative di chi fa il mio lavoro. L’operazione Pjanic alla Juventus? È stata un’operazione da fare perché ci sono sempre aspetti salariali da guardare. Quando il giocatore si aspetta di aumentare il proprio salario pone la società nell’ottica di riflettere. Il mercato di gennaio ti consente di migliorare la stagione in corso e anche quella dell’anno successiva. Faccio l’esempio di Palmieri, preso a gennaio dalla Roma. Lui è stato considerato un reietto per mesi e ora sta crescendo a dismisura e sta diventando un terzino di spessore. Contribuirà alle prestazioni della Roma e in futuro sarà un uomo mercato. Il calcio riserva soprese. Palmieri non giocava nel Palermo. Nel calcio serve fiducia. Qualche volta la fiducia non basta ed ecco che ci vuole fede. Osvaldo? È un fenomeno. È stato uno dei rammarichi che ho avuto perché era fortissimo. Ha fatto cose bellissima a Roma ma viveva un’ambivalente concezione della vita. Pensava di essere un uomo maledetto. La sua bellezza lo rendeva un personaggio difficile da assimilare al ruolo da calciatore ma al livello tecnico era incredibile. Cosa guardo in un calciatore? Il carattere a volte in campo viene simulato, si potrebbe anche prendere una fregatura. Guardo le movenze e le idee del calciatore, quanto guarda la porta e quanto possa essere verticale. Quando sono andato a vedere Lamela al River l’ho visto passare in mezzo a tre avversari”.Fonte: Rete 7