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Stadio, la giunta vuole cubature ridotte a un terzo

(A.Arzilli) – Per lo Stadio della Roma si entra nel vivo. Dopo mesi impiegati a trovare la quadratura politica, dopo le bordate al progetto dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini e il lavoro di diplomazia dal delegato allo sport Daniele Frongia con i proponenti – la Roma e il costruttore Luca Parnasi – ora si ragiona nel merito del progetto originale. In una sorta di mercato che al posto dei bovini prevede la cubatura come merce di scambio. E dalla proposta sottoposta ieri da Raggi alla maggioranza M5S, riunita in Campidoglio attorno alle stufette elettriche – perché, oltre alle scuole, anche Palazzo senatorio, così come i locali di commissioni e gruppi consiliari in via del Tritone, era senza riscaldamento -, si intuisce come la vicenda stadio a Tor di Valle sia giunta ad un passaggio fondamentale. Intanto una bella sforbiciata a due delle tre torri disegnate dall’archistar Daniel Libeskind ma, per avere il nullaosta della giunta, cubature ridotte ad un terzo. La condizione posta da Berdini sembra sia questa, un taglio sostanzioso ai lavori. Naturalmente, il M5S ha tutta l’ intenzione di procedere al via libera allo stadio: il Garante del Movimento, Beppe Grillo, aveva già espresso parere positivo sull’opera considerata un «sì» strategico, una calamita per attrarre il consenso dell’elettorato di fede romanista in vista delle politiche. A quanto pare, però, Berdini non ha intenzione di smussare le sue posizioni: a questo punto qualcuno deve cedere. O c’è da aspettarsi qualche scossone in giunta?

La via soft, comunque – taglio di «sole» duecentomila metri cubi – sarebbe l’unica praticabile per non ribaltare il progetto bypassando la delibera di interesse pubblico varata dalla giunta Marino. E quindi evitare di andare a sbattere contro la maxi causadi risarcimento danni che i proponenti tengono nel cassetto nel caso dovessero ripartire daccapo nell’iter. Tutto, infatti, dovrebbe restare incardinato nel procedimento avviato nella Conferenza dei servizi che il 6 febbraio dovrà concludere i lavori allegando una variante urbanistica. Se questa fosse la scelta finale, una torre sarebbe destinata a restare così come è stata progettata, le altre due potrebbero essere dimezzate per il taglio. Scegliere questa linea, in teoria, potrebbe consentire al Campidoglio di tradurre in opere pubbliche 400 milioni di euro «privati». E di pronunciare il primo sì dopo la valanga di no che ha caratterizzato il primo semestre al governo della Capitale. Rimane,come detto, la posizione di Berdini. Il primo check-point utile sarà venerdì, quando la discussione arriverà in giunta insieme al maxi-emendamento preparato per l’approvazione del bilancio. Nel nuovo documento, oltre ad una stretta sull’evasione (prevista una task force per il recupero di multe ordinarie, Tari e dei canoni di concessione) ci saranno 65 milioni di nuovi spazi di finanza pubblica concessi per il riconoscimento di 100 milioni di debiti fuori bilancio entro il 31 dicembre. E cinque milioni saranno investiti nell’abbattimento del tratto di tangenziale davanti alla stazione Tiburtina: presto il bando per la demolizione che sarà fatta ad ottobre.

fonte: Il Corriere della Sera

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