La data da segnare sul calendario per lo Stadio della Roma è il 3 marzo, tra poco più di un mese. Entro quel giorno l’amministrazione di Virginia Raggi dovrà necessariamente prendere posizione, pena lo stop dell’iter: realizzare il progetto, realizzarlo in forma ridotta, non realizzarlo affatto, esponendosi al rischio ricorsi. La Conferenza dei servizi riunita in Regione Lazio ha accettato questa mattina la richiesta di sospensiva di trenta giorni presentata ieri da Roma Capitale, ma è un via libera che suona come l’ennesimo ultimatum. E stavolta è l’ultimo davvero, perché la legge non consente ulteriori proroghe.
Il Comune deve produrre entro il 3 marzo la procedura di variante urbanistica e approvare lo schema di convenzione, e se le carte arrivano prima, s’è capito stamattina negli uffici regionali di via del Giorgione, è anche meglio. “Sarebbe grave – ha affermato l’assessore al Territorio della giunta Zingaretti, Michele Civita – non dare certezza sulle procedure”. Un mese, dunque, per sciogliere un nodo che appare oggi più che mai tutto interno al Movimento Cinque Stelle. Da una parte l’ala ‘dialogante‘ – nella quale c’e’ anche la sindaca Raggi – disposta a ragionare su un taglio netto di cubature che renda più accettabile alla base pentastellata l’intervento di Tor di Valle, che oltre allo stadio prevede le ormai ben note maxi-torri per uffici. Dall’altra ci sono i duri e puri che fanno capo all’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini (“lo stadio e basta“), i cui uffici dipartimentali hanno inviato ieri all’Autorita’ di Bacino del Tevere una lettera in cui si sottolineavano i rischi di inondazione dell’area prescelta, tanto da ritenere che “la Conferenza dei servizi non possa concludersi con esito favorevole”.
Una lettera di cui oggi a via del Giorgione non s’è praticamente parlato (sembra che l’Autorità di Bacino sia di parere opposto: le opere stesse, anzi, annullerebbero la minaccia idrogeologica), ma che la dice lunga sulla difficoltà di trovare una linea comune in casa M5s. Che infatti viene attaccato da sinistra e da destra: “Una House of Cards all’amatriciana – secondo il deputato Pd Andrea Romano – Hanno fatto perdere i soldi delle Olimpiadi, si avviano a far saltare lo stadio“. Per il senatore democrat Carlo Lucherini “sarebbe preoccupante che il diniego derivasse dall’elevata litigiosità interna al Movimento che porta alla paralisi“. Per Adriano Palozzi, vicepresidente FI della commissione regionale Urbanistica, la sospensiva è “l’ennesima ignobile melina della squadra grillina e della sindaca, prigioniera dei dissidi interni”.
La variante urbanistica richiesta a più riprese dalla Conferenza dei servizi e dalla Regione, per essere approvata, deve passare dall’Assemblea capitolina entro, appunto, un mese, e vanno rispettati i tempi tecnici del passaggio in Aula. Non si può escludere però che si possa arrivare al 3 marzo senza nulla nero su bianco. A quel punto la Conferenza dei servizi dovrà prenderne atto e votare la ‘non procedibilità’ dei suoi lavori. Per i proponenti del progetto, cioè la As Roma e il costruttore Parnasi, si aprirebbe allora un doppio sentiero di carte bollate: uno è il ricorso al Tar per inadempienza da parte delle amministrazioni pubbliche, con la richiesta al governo di esercitare i poteri sostitutivi. L’altro passa per il Tribunale civile, ed è il risarcimento danni.
Fonte: Ansa