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Il Tempo La Roma di Dzeko non molla

(E. Menghi) Vento a favore, e il nuovo che avanza. La Roma ossessionata dalle vittorie è diventata infallibile, in casa e da 10 (successi) con tanto di lode per la costanza e la cattiveria. Che sommando gli ultimi 3 dell’ anno scorso fanno 13 (derby escluso), la stessa striscia da record della squadra mitica che giocava a Campo Testaccio. Ora sa farsi bastare un gol, del solito Dzeko, per respirare ossigeno puro in una corsa scudetto in cui gioca un ruolo da protagonista nonostante la Juventus versione Playstation abbia spazzato via critiche e Lazio. Lo stesso fanno i giallorossi con il Cagliari, con meno sregolatezza ma altrettanta efficacia. Il divario in classifica resta di un punto, con l’asterisco che potrebbe ampliarlo a 4, ma la Roma c’è e il vento nuovo porta aria fresca al campionato.

Spalletti parte col 3-4-2-1, ma ridisegna subito la squadra e la schiera con un 4-2-3-1 a più alto potenziale offensivo: Rüdiger va a destra e permette a Bruno Peres di avanzare sulla trequarti con Nainggolan e Perotti, per provare a scardinare l’ordinata difesa sarda. La teoria c’è e la pratica pure, perché il brasiliano esterno alto produce cross per il punto di riferimento Dzeko, che nel primo tempo manca spesso il bersaglio, e s’inserisce in area con maggiore facilita. Nonostante le reti bianche, prima dell’intervallo la Roma manda segnali di salute, De Rossi batte due calci d’angolo, recupera in difesa togliendo palla a un avversario e poi si fa carico di impostare, Dzeko per non concedere una rimessa dal fondo in avvio di gara fa una corsa e mette il pallone oltre la linea laterale. La preparazione atletica che un anno fa, di questi tempi, annebbiava la vista ai giallorossi e faceva preoccupare Pallotta dall’altra parte dell’Oceano, non sembra un problema attuale. Se il fiato c’è, a mancare e la precisione negli ultimi metri. Alla mezz’ ora Dzeko riceve da De Rossi, 6 bravo ad agganciare, ma non riesce ad angolare la palla e Rafaella fa sua: il principio del non accontentarsi vuole che questa sia un’occasione sprecata da aggiungere alla lavagna dei rimproveri motivazionali del bosniaco. All’uscita dagli spogliatoi di nuovo difesa a tre con Rüdiger a sinistra, ma a differenza del primo tempo e il Cagliari ad attaccare e Szczesny deve addirittura uscire e rischiare un intervento di testa per salvare la porta. Nel blackout di inizio ripresa sono i salvataggi di Manolas e Nainggolan ad evitare il peggio. E dall’incubo di incassare una rete che sarebbe stata immeritata per quarto prodotto fin lì da i giallorossi è breve il passo verso le stelle: Dzeko riceve da Rüdiger, si divora fisicamente il malcapitato Murru e col piattone segna il ventesimo gol stagionale.

Due in più di un certo Cristiano Ronaldo. Ecco perché poi gli si perdona qualche errore sotto porta, o dal dischetto. Nainggolan, intimidito probabilmente dal confronto con gli ex compagni, dopo aver sparato tutte le cartucce in Coppa Italia fa vedere il suo buon tiro dalla distanza solo superata l’ora di gioco e nel finale mette a posto anche la mira ma trova la pronta risposta di Rafael. Al Cagliari vuol troppo bene per fargli male. Dzeko ha provato invece ad infierire, ma prima il portiere mura il suo colpo di testa e al secondo tentativo centra in pieno la traversa. I sardi chiudono in dieci uomini per il rosso diretto a Joao Pedro: fallaccio su Strootman a gara chiusa. La notizia è che Borriello ha interrotto la striscia di gol da ex e molto del merito va riconosciuto ad un maestoso Fazio. Pericolo annientato, altra partita senza subire reti: appena 2 nelle ultime 7 di campionato. Spalletti sorride, in 40 match di A dal suo ritorno in giallorosso ha messo insieme 93 punti. Forse soffia davvero un vento nuovo.

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