(A.Pugliese) – A lanciare il dibattito fu proprio Massimo Ferrero a marzo dello scorso anno, quando con Totti ancora alle prese con il rinnovo contrattuale fu molto chiaro: «Non può andare a giocare all’estero, le opere d’arte non si cedono: e lui è un monumento italiano, un patrimonio dell’Unesco», disse il presidente di quella Sampdoria che il capitano della Roma si ritroverà davanti (da protagonista?) giovedì, negli ottavi di Coppa Italia. Nel frattempo, però, è successo anche altro, oltre alla firma del contratto per un altro anno. Che quel patrimonio dell’Unesco è stato lentamente riconosciuto anche altrove, più o meno in ogni stadio in cui Totti ha messo piede. È cambiata la percezione, l’idea, il senso di avere Totti contro. Non più nemico o avversario, ma un’opera d’arte — appunto — da omaggiare. Proprio come ad Udine.
IL PERCORSO – Ieri Totti e la sua famiglia hanno ricevuto un bel mazzo di rose rosse (con bigliettino di auguri) da Maradona, a cui il capitano prima di Natale aveva mandato la sua maglia personalizzata. Appena 24 ore prima a tributare un dolce saluto a Totti era stata invece la Dacia Arena, con un lungo applauso al suo ingresso. Era già successo nel finale della scorsa stagione, a San Siro (con il Milan), ma anche in alcune gare di questa. A Firenze ad esempio, da sempre una delle città più dure per Totti, quando il 18 settembre il Franchi gli tributò un lungo applauso e il proprietario di una famosa enoteca comprò mezza pagina su La Nazione («Firenze ti ama») per fargli gli auguri per i 40 anni. Ma è successo anche con il Crotone in casa o a Torino, dove tutto lo stadio (granata) gli ha tributato un applauso commovente. Come ad Udine. «Il nostro calcio ha bisogno di eroi positivi – dice Giovanni Malagò, presidente del Coni – Totti in Serie A per 25 anni è una cosa spaventosa. È uno spot per il calcio, un eroe positivo». Forse anche di più. Un monumento, magari anche futuro patrimonio dell’Unesco.
fonte: La Gazzetta dello Sport