Doveva essere la settimana della “benedizione politica” del progetto del nuovo stadio della Roma, Invece il pronunciamento della Soprintendenza sulla tutela della tribuna dell’ormai ex ippodromo costringe tutti a riavvolgere il nastro. D’altronde «i nuovi elementi che incidono sulla valutazione», le parole usate sabato da Virginia Raggi, danno l’idea di quanto il quadro sia cambiato.
La Roma, però, prova a ripartire. Ieri Mauro Baldissoni, il suo direttore generale, ha fatto il punto della situazione: «Ho ricevuto una miriade di messaggi in questi giorni dalle persone comuni, dai tifosi, che non hanno capito e si sono fatti delle domande. Mi hanno chiesto come mai un impianto pieno di amianto, in un luogo degradato meriti improvvisamente una tale protezione da impedire un investimento di due miliardi di euro».
L’incontro di mercoledì, che avrebbe dovuto essere un passo importante verso la riapertura del tavolo della conferenza dei servizi del 3 marzo – scrive la Gazzetta dello Sport -, rischia di essere svuotato di contenuti, C’è un risvolto tecnico da registrare: l’unificazione di alcune competenze sotto un’unica autorità, prevista dal decreto ministeriale sui beni culturali di imminente pubblicazione, potrebbe spostare il proseguimento dell’iter per il vincolo presso la Soprintendenza per l’area centrale guidata da Francesco Prosperetti.