Ultimo stadio, forse ci siamo davvero arrivati. Perché alla fine di un’altra giornata di passione a Cinque stelle, arriva un colpo durissimo che mette davvero a repentaglio il buon esito del progetto Tor di Valle. «In quell’area lo stadio non si può fare».
La Soprintendenza archeologica del Comune di Roma ieri ha comunicato a sindaca, Regione e società proprietaria del terreno «di aver avviato il procedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante del manufatto» e «il contestuale avvio del procedimento per la prescrizione di misure di tutela indiretta». «L’area dovrà essere lasciata libera da ogni opera in elevato – scrive il Soprintendente architetto Margherita Eichberg –, tranne che nella zona degli attuali manufatti, dove le altezze di eventuali opere non dovranno superare quella delle esistenti». Tradotto: dove non c’è nulla non si può costruire nulla; dove c’è la tribuna al massimo se ne può tirare su una uguale.
È la pietra tombale? Piano. La vicenda non è limpida. C’è da chiedersi perché questo parere arrivi e venga diffuso solo ora. Un lungo arco temporale in cui i soggetti proponenti, Roma e costruttore, hanno tirato fuori complessivamente circa 60 milioni di euro. Cosa succederà ora? E’ probabile che la Conferenza prenderà atto dell’avvio della procedura e, conseguentemente, non darà parere favorevole al progetto. Non è che il problema è Tor di Valle più che le torri? Non è che questo stadio si deve fare per forza da un’altra parte? E, infine: ma senza nuovo stadio che farà Pallotta, che ne sarà della Roma?