La rivolta dei consiglieri M5S è servita. La frangia anti-stadista, in una riunione al cardiopalma, ieri ha iniziato a preparare la ribellione: se si arriverà al voto sulla variante per il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, i contrari potrebbero lasciare i loro scranni. Una minaccia che rende il peso dell’eredità che l’amministrazione Marino ha consegnato alla giunta Raggi. Prima davanti ai 29 eletti pentastellati, poi sul blog di Beppe Grillo, la sindaca non si è nascosta: «Abbiamo ricevuto in dote un’eccedenza di edificazione del 70 per cento in più rispetto al piano regolatore». Numeri che mettono in crisi il Movimento. Se da una parte l’inquilina del Campidoglio promette infatti di evitare la «colata di cemento», dall’altra ricorda il rischio di «una causa multimilionaria».
Nel mezzo ci sono tutte le perplessità dei consiglieri. Nelle ultime ore, il pressing della base grillina ha ridato forza agli “ortodossi”. E ieri la protesta di chi proprio non ci sta a passare per «traditore» dei valori 5S è esplosa nel vertice di maggioranza convocato a Palazzo Senatorio. A renderne il clima è il tenore delle telefonate ai vertici del Movimento di Alfonso Bonafede, parlamentare-tutor della sindaca: «Qua è un casino». Perché i 29 dell’aula Giulio Cesare, a differenza della giunta, non credono di avere le mani legate: hanno richiesto un parere all’avvocatura capitolina sulla possibilità di annullare l’iter avviato da Marino e ricominciare le trattative sulle cubature da zero. Se la manovra non andrà in porto, la soluzione bis è già pronta. Donatella Iorio, presidente della commissione Urbanistica, è stata chiara negli ultimi summit con la Roma: «I tagli alle cubature sono minimi, così mettete in difficoltà il Movimento. Se si voterà in aula, potrei valutare di uscire. E con me tanti». Come la collega Teresa Zotta: «Grillo, Di Maio e Di Battista vengano a spiegarci in faccia perché lo stadio si deve fare». Se lo chiede anche la base: al sit-in pro Raggi di domani in Campidoglio gli attivisti risponderanno martedì, portando alla sindaca la bozza di delibera per dire addio ai 900mila metri cubi di Tor di Valle. E il post-Berdini? I consiglieri promettono una soluzione entro il fine settimana: tra i cv vagliati c’è anche quello di Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente con un passato da senatore piddino.