(A. Sacconi) Pioggia di polemiche sulla gestione di Virginia Raggi dello stadio della Roma. La base del Movimento 5 Stelle è in rivolta contro il “silenzio” e le “ambiguità” riguardo il maxi progetto di Tor Di Valle. E torna a reclamare la condivisione delle scelte sul web e votazioni online. Ieri mattina sulla pagina Facebook “Urbanistica – Tavolo di lavoro M5S Roma” uno dei membri più attivi, Francesco Sanvitto, ha riferito le ultime decisioni del gruppo: un blitz martedì 21 febbraio in Campidoglio per chiedere un incontro alla Raggi a cui consegnare una lettera con la richiesta di annullare il pubblico interesse alla delibera sullo stadio. «Mentre continua il balletto sull’urbanistica contrattata – scrive – la decisione finale del Tavolo è stata incontraci il 21 febbraio alle 12 in Campidoglio. Virginia c’e’ posta per te!». E contro l’amministrazione si scaglia anche Francesca De Vito, sorella di Marcello, presidente dell’Assemblea capitolina. “Si allo stadio e no alla cementificazione – scrive su Facebook – La conferenza dei servizi non può modificare le cubature stabilite da un atto del Consiglio comunale. Questo è possibile solo con una nuova delibera che tuteli lo stadio e non la cementificazione, ma deve avvenire improrogabilmente entro la prossima settimana. Ogni altra scelta porta inevitabilmente il Comune ad un risarcimento”.
E intanto la Regione Lazio rimane in attesa di atti ufficiali da parte di Roma Capitale. Atti che andranno presentati formalmente nella Conferenza dei servizi che si chiuderà il prossimo 3 marzo. Entro quella data il Campidoglio dovrebbe approvare, in giunta e in consiglio, la variante al Piano regolatore: in caso di un accordo sul taglio delle volumetrie al 20 per cento, per esempio, si parlerebbe comunque di un totale di oltre 700 mila metri cubi. Ma Raggi non raccoglie l’appello: «Non ci sarà assolutamente alcuna colata di cemento. Nel progetto che ereditiamo ci siamo trovati un iter già avanzato e quasi a conclusione che, in altre parole, significa: causa multimilionaria all’orizzonte che la società potrebbe intentare contro il Comune di Roma, per via degli atti amministrativi compiuti dalla giunta Marino in accordo col Pd che hanno creato i presupposti per il mancato guadagno».