(M. Pinci) – “Una catastrofe per la Roma”: Pallotta non ha usato mezzi termini per definire gli scenari che si vanno delineando. Venerdì la Roma, Parnasi e la giunta Cinquestelle s’incontreranno per discutere definitivamente la questione stadio: grottesco che, a 5 mesi dal primo incontro con Pallotta, Raggi e il M5s non abbiano ancora preso una decisione. Certo, se Grillo confermerà il suo postulato (“Stadio sì, ma su un’altra area”), sarà inevitabile la rottura totale. A Trigoria sperano che esistano margini per una discussione. Ma in caso di rottura, sull’amministrazione graverebbe un rischio enorme.
PALLOTA RIVEDREBBE L’IMPEGNO – Non solo la causa da 1 miliardo – cifra da accantonare subito a bilancio, facendo collassare il Comune – che intenterebbero i proponenti. O il milione di cittadini furiosi. Ma la responsabilità della sopravvivenza della Roma. L’azionista Usa “non è mai venuto meno agli impegni assunti”. Ma se saltasse il progetto stadio, Pallotta rivedrebbe inevitabilmente il suo coinvolgimento nel club. Lo ha detto lui stesso, nemmeno troppo tra le righe: “Se non ci fosse un esito positivo sarebbe catastrofico per il futuro della Roma, per il calcio italiano, per la Capitale e per i futuri affari in Italia”. Vuole dire che il messaggio dell’amministrazione farebbe crollare gli investimenti nel paese, nella città e quelli nella squadra. Anche i suoi. Collassando le possibilità per la Roma di avvicinarsi ai ricavi della Juve, che attualmente la doppia o quasi.
VIA I BIG – Le leggi economiche sono semplici: o si aumentano i ricavi o si tagliano i costi. In questa stagione Pallotta ha già versato 78 milioni di euro. Senza stadio come può pensare di fare altrettanto se – ed è probabile – servirà nuovamente far fronte ai fabbisogni del club? L’alternativa, da bilancio, è il realizzo degli “asset”, ossia la cessione dei calciatori, realizzando plusvalenze milionarie. Senza stadio – che non garantirebbe ricavi immediati, ma può garantire la certezza di una programmazione a lungo termine – la tentazione Inter per Manolas, già concreta, diventerebbe irrinunciabile. Ma a rischio sarebbero più o meno tutti i big: come sedersi a ritoccare il contratto di Nainggolan? Come soddisfare le richieste di Strootman? Come rinunciare a un’offertona per Rudiger?Come garantire una squadra competitiva a Spalletti?
RISCHIO “CATASTROFE” – Chi vuole convincersi che l’unica vittima della “catastrofe” sarebbe Pallotta, s’illude: le conseguenze di una rottura politica tra proponenti e amministrazione sul progetto Tor di Valle ricadrebbero a pioggia sulla Roma. Si potrebbe auspicare l’ingresso di capitali dalla Cina: contatti ce ne sono stati nel recente passato (Pallotta chiese 100 milioni per il 10%) ma sono morti quasi sul nascere. E poi, chi è l’investitore che entrerebbe in un club senza la certezza di poter aumentare i ricavi con lo stadio? Insomma, se Grillo insisterà sulle proprie posizioni, non solo per il Comune ma anche per la Roma il futuro sarebbe un gigantesco punto interrogativo. Sono sicuri, i Cinquestelle, di voler correre (anche) questo rischio?