(D.Luciani) – La Roma trova la semifinale di Coppa Italia solo al 96′ e con un rigore, faticando enormemente per eliminare il combattivo ed ordinato Cesena di Camplone. Una qualificazione al doppio derby con la Lazio quasi immeritata perché all’Olimpico sembra un dejavù del 16 dicembre 2015, quando lo Spezia ai calci di rigore buttò fuori l’abulica Roma di Garcia. I giallorossi di Spalletti sono irriconoscibili: il tecnico toscano concede inizialmente un turno di riposo a Fazio, De Rossi, Nainggolan e Dzeko ma proprio il bosniaco è costretto ad entrare in campo al 15′ per un problema muscolare accusato da Perotti.
Pochissimo movimento senza palla, ogni azione romanista parte senza qualità: Paredes e Strootman si lasciano soffocare dai centrocampisti del Cesena – autori di un’ottima gara – non appena superano la metà campo, oltre a sbagliare facili appoggi anche nel primo giro palla. Solo Rüdiger ha la personalità di portare il pallone oltre il disco di centrocampo ma a fianco trova uno spento Bruno Peres. Soltanto Totti cerca di farsi vedere e dare palla ma nel primo tempo non è né preciso né degnamente seguito. Per larghi tratti El Shaarawy si estrania sulla sinistra mentre Dzeko viene stretto sin troppo facilmente tra i tre centrali del Cesena.
Nel primo tempo Agliardi non si sporca neanche i guanti mentre Alisson trema almeno tre volte oltre i brividi che lui stesso si crea con disimpegni: il portiere brasiliano si supera due volte sulle conclusioni di Rodriguez che scappa alla marcatura di Manolas, deciso e concentrato nelle entrate solo lontano dalla propria area. Il greco va in netta difficoltà nella guida della squadra al posto di Fazio. Juan Jesus non lo aiuta e finisce anche per rispondere ad un rimprovero di Spalletti alla mezz’ora. La terza occasione per il Cesena la timbra Kone che su una punizione battuta lunga in area stampa un potente destro sul palo da posizione angolata.
Ad inizio ripresa Spalletti toglie Juan Jesus, inserisce Nainggolan e propone la Roma col 4-3-1-2 con 8/11 di quella che in estate doveva essere la Roma titolare. Senza il difensore in più e col dinamismo del Ninja, la palla gira più veloce anche se il movimento senza palla continua a scarseggiare. Dzeko si sveglia al 14′, lambendo il palo con un sinistro dal limite. Nei successivi quattro minuti il bosniaco riesce a sbagliare due occasioni una più facile dell’altra a due passi da Agliardi, prima su assist di Nainggolan e poi su cross di Totti.
La quarta palla gol – a porta vuota – è quella giusta: veloce azione in verticale Strootman-Nainggolan-El Shaarawy, assist del Faraone che taglia fuori Agliardi servendo a Dzeko la palla dell’1-0. La parte più difficile sembra fatta ma Alisson e Manolas combinano un’enorme frittata: innocuo lancio in area, uscita del portiere che chiama, per nulla o tardi chissà, la palla finendo per travolgere il greco. Palla persa, Garritano ringrazia e fa 1-1 a porta vuota.
Ad un quarto d’ora dalla fine scatta l’assalto all’area del Cesena con poche idee ben confuse. Bruno Peres diventa ala, Nainggolan e Strootman si buttano in area vicino a Dzeko mentre Totti cerca il varco giusto. Lo trova Nainggolan nell’ultimo dei cinque minuti di recupero con un tocco per Strootman oltre la linea difensiva: l’olandese è bravo ad anticipare Agliardi e a guadagnarsi un rigore. Maresca lo concede, Totti lo realizza liberando l’Olimpico dal dejavù-Spezia e regalando alla Roma il doppio derby in semifinale.
Cento gol con Spalletti in panchina: a 40 anni e 4 mesi è ancora il Capitano a dover scacciare i fantasmi di un’altra amarezza dopo la sconfitta con la Sampdoria.