(K. Karimi) – Decimo poker stagionale, una serie positiva in casa che dura dal 2015. Eppure qualcosa in casa Roma scricchiola, come l’umore di Luciano Spalletti che ha infuocato il post-partita della vittoria sul Torino per 4-1 di ieri sera.
Il tecnico toscano si è presentato in clima battagliero senza alcun motivo apparente ai microfoni prima delle pay-tv poi della sala stampa dell’Olimpico, tralasciando in parte le classiche risposte gargantuesche sulla tattica e sulla prova in generale della sua squadra, cercando invece lo scontro con i propri interlocutori. Difficile capire il motivo, soprattutto quando Spalletti ha chiamato in causa il rinnovo (stavolta non richiesto) di Francesco Totti: “Quelle sono cose che contano. Sono pronto ad andarmene se Totti non rinnova, anche se dovessi vincere il triplete“.
Parole forti che appaiono come un alibi costruito, un nervosismo che potrebbe avere un secondo fine in chiave futura. Il contratto di Spalletti scadrà a fine stagione ed un accordo per il rinnovo al momento appare lontano. Non è da escludere che il tecnico di Certaldo stia cominciando a fare terra bruciata attorno a se’, chiamando in causa i tanto odiati giornalisti, scavandosi una piccola fossa nella quale gettarsi dopo il finale di stagione, quando potrebbe seriamente decidere di interrompere la seconda avventura giallorossa. Incontestabile come allenatore, meno come comunicatore, lo Spalletti di oggi è certamente più maturo tatticamente e strategicamente ma dal punto di vista dialettico sembra riproporre troppo spesso quei limiti caratteriali che già nel 2009 lo portarono ad amarissime dimissioni dalla panchina della Roma.
GGR