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Stadio, pressing nel M5S: “I vincoli vanno rispettati”

(L. De Cicco) – Mentre i privati preparano il ricorso contro la decisione della Soprintendenza di vincolare l’ippodromo di Tor di Valle, nel M5S si ingrossano le fila di chi vorrebbe schiacciare il tasto «game over» sull’operazione stadio. Il partito del «No alla speculazione» ha alzato il pressing anche su Virginia Raggi. E ieri la sindaca ha sottolineato che il vincolo cambia lo scenario: «Ci sono nuovi elementi che incidono sulla valutazione e realizzazione del progetto. E noi rispettiamo la legge». Una linea che potrebbe portare, già all’inizio della prossima settimana, a una «memoria di giunta» per azzerare il progetto. Il gruppo pentastellato tornerà a riunirsi domani. Diversi grillini spingono per blindarsi chiedendo un nuovo parere all’Avvocatura capitolina. Il mantra in queste ore è: «Se ci sono dei vincoli, vanno osservati e basta, la discussione finisce».

IL «TRIDENTE» – Considerazioni che potrebbero essere espresse ai proponenti già mercoledì, nel nuovo vertice Campidoglio-privati. Per trattare con la Roma il Movimento ha deciso di schierare un triumvirato (o sarebbe meglio dire un tridente, dato il contesto). In attesa di capire chi sostituirà Paolo Berdini sulla poltrona di assessore all’Urbanistica, i Cinquestelle hanno deciso di affiancare al vicesindaco Luca Bergamo un pool di consiglieri per seguire da vicino l’esito della trattativa con gli emissari di James Pallotta e con il costruttore Luca Parnasi. Del terzetto faranno parte il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito, il capogruppo Paolo Ferrara e la presidente della Commissione Urbanistica, Donatella Iorio. La decisione è arrivata giovedì sera, dopo un’accesa discussione nella chat interna dei consiglieri. In molti hanno mal digerito l’«ottimismo» di Bergamo durante la riunione di martedì scorso, quando il numero due della Raggi si è fatto vedere sorridente accanto al diggì giallorosso Mauro Baldissoni, parlando di «una revisione del progetto fortemente innovativa». «Non può decidere lui su Tor di Valle – si sfoga a microfoni spenti una consigliera – siamo noi che ci giochiamo la faccia, è giusto che a decidere siano gli eletti M5S». Da qui l’idea di affiancare (qualcuno dice «commissariare») il vicesindaco con tre rappresentanti della maggioranza.
Ma alla fine, strategie a parte, a giocare un ruolo decisivo nella partita politica sono i pareri dei tecnici. Il vincolo della Soprintendenza si trasforma, nei fatti, in un assist per il M5S. Un ombrello che può coprire le divisioni tra l’anima ortodossa, che difende il «No alla speculazione» pronunciato prima all’opposizione e poi in campagna elettorale, e la fronda «turbo-stadista» che si era detta disponibile a realizzare lo stadio con un mini-taglio alle cubature.
L’ostacolo principale sulla strada per Tor di Valle, quindi, al momento è il vincolo paesaggistico alla zona scelta dai privati per realizzare lo stadio e il gigantesco complesso di negozi, uffici e alberghi (il cosiddetto «Ecomostro»). L’iter è già stato avviato dalla Soprintendenza archeologica del Ministero e per il progetto Tor di Valle potrebbe essere la pietra tombale. «L’ippodromo è particolarmente importante per i suoi riferimenti con la storia dell’arte, la scienza, la tecnica e l’industria del Paese», ha spiegato la soprintendente Margherita Eichberg. Il procedimento si conclude dopo 120 giorni e i proponenti hanno 80 giorni per presentare delle osservazioni. Dopodiché ad apporre il vincolo dovrà essere il segretario regionale del Mibact. Continua la soprintendente: «Una volta vincolato l’ippodromo, che nell’attuale progetto dovrebbe essere abbattuto per fare spazio allo stadio, non potranno essere apportate modifiche se non con l’autorizzazione della Soprintendenza». Ma a quel punto, prosegue «per realizzare lo stadio dovrebbero reimpostare il progetto, con l’avvio di una nuova conferenza dei servizi». Tradotto: servirebbe un nuovo progetto e tutta la procedura ripartirebbe da capo.

AZIONI LEGALI – Proprio quello che la Roma e Parnasi vorrebbero evitare, perché vedrebbero sfumare un’operazione che potrebbe fruttare fino a 800 milioni di euro, secondo alcune stime. Ecco perché i privati sono pronti a presentare un ricorso. Al Ministero e al Tar. Puntando sul fatto che la Soprintendenza, in passato, sul progetto ha espresso pareri favorevoli (ma con diverse prescrizioni).

Fonte: il messaggero

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