(F. M. Magliaro) Disinnescare la «mina» vincolo sull’ippodromo: questo è uno dei primi punti nell’iter per lo Stadio della Roma di Tor di Valle. Forse una soluzione sarebbe stata trovata: il parere unico del rappresentante dello Stato, secondo quanto trapela, dovrebbe sostanzialmente ritenere l’avvio del procedimento di apposizione del vincolo sul complesso di Lafuente come ininfluente. Insomma, dovrebbe essere semplicemente considerato alla stregua di un parere non positivo fra tanti e, quindi, passare in cavalleria al momento di redigere la sintesi di tutti i documenti dei diversi organi dello Stato. L’iter quindi sarebbe neutralizzato e, qualora i Comitati tecnici e la Soprintendenza decidessero comunque di andare avanti per la loro strada, sarebbero costretti a ricorrere a un contenzioso che andrebbe risolto direttamente dal governo. Contenzioso politico che dovrebbe aprire lo stesso ministro Franceschini. Una eventualità oggi considerata assai poco plausibile.
In ogni caso, la Roma vuole progettare un recupero di parte delle tribune di Lafuente: prendere un pezzo della tettoia a «paraboloide iperbolico» e ricollocarla su nuovi supporti uguali a quelli originari nella nuova Trigoria o in qualche altra zona limitrofa. Nella giornata di oggi potrebbero riunirsi gli uffici tecnici della Regione per mettere a punto una ipotesi di strategia da seguire nella seduta della Conferenza di Servizi in calendario per venerdì. Ovviamente, si vagliano un po’ tutte le ipotesi. Quel che trapela dai corridoi di via Cristoforo Colombo è un’attesa che, dal Comune, giungano le carte. Fino ad ora, argomentano in Regione, stiamo solo discutendo in merito a dichiarazioni non su atti ufficiali. Il nodo primario da sciogliere è unico: quello del pubblico interesse, quindi, in sostanza, quel che si vuol capire è su quali opere pubbliche il Comune a guida 5 Stelle intende vincolare questo passaggio fondamentale. L’obiettivo è quello di evitare tutti i possibili ostacoli sulla via dell’approvazione finale del dossier: ma per farlo è necessario che siano pienamente precisati i contorni delle opere di mobilità sia pubblica che privata. Il Comune ha fatto sapere che, non appena la Giunta avrà predisposto il testo della delibera da far votare in Consiglio comunale e che dovrebbe innovare, senza cancellarla, quella di Marino, verrà avviato un tavolo tecnico congiunto con la Regione.
Sarà quello, quindi, il momento del confronto vero che, chiaramente, avrà anche risvolti politici con il Pd che dovrà contendere, in sostanza, ai 5 Stelle il merito (o il demerito) dello Stadio. Il 3 marzo, in Conferenza, quindi, lo scenario al momento più possibile è innanzitutto una richiesta di proroga da parte dei proponenti per presentare la nuova progettazione frutto dell’accordo con la Raggi. La richiesta potrebbe essere di avere almeno altri 45 giorni di tempo. Anche perché se da un lato è vero che molte parti progettuali restano invariate molte altre devono subire delle modifiche. Un esempio: lo Stadio stesso scende da una capienza di 60 mila posti massimi a 55 mila. Anche la via del Mare andrà riprogettata: ancora non è chiaro che l’unificazione prevista oggi solo fra Stadio e Raccordo verrà estesa fino all’incrocio con viale Marconi che segna l’inizio delle due strade o solo fino alla potenziale futura intersezione con il Ponte dei Congressi. In entrambi i casi, sarà necessario ridisegnare il progetto, esattamente come quello della stazione della Roma-Lido che non dovrà più accogliere i binari anche della Metro B.