(F.M. Magliaro) Che un Assessore si rifiuti di ottemperare a una sentenza del Tar facendo, di fatto, obiezione di coscienza, è una cosa nuova per gli annali del Comune di Roma. E che i funzionari dell’Assessorato siano costretti a denunciare pubblicamente la decisione del loro Assessore, è la seconda grande novità della Giunta Raggi che, a quanto pare, sta innovando, non si sa quanto consapevolmente, il lessico politico amministrativo. Succede che, Paolo Berdini, l'”anarcoide” assessore all’Urbanistica – «dimissionato con riserva» della Raggi pochi giorni fa – si sia rifiutato di adempiere a una sentenza del Tar «adducendo motivazioni e considerazioni personali». Una sentenza per silenzio inadempimento del Comune. Lo scrivono, a pagina 4 della delibera 1/2017 del Commissario ad Acta con i poteri dell’Assemblea capitolina, il direttore dell’Urbanistica, Anna Maria Graziano, e il dirigente dell’ ufficio Piano Regolatore, Fabio Pacciani. I quali aggiungono, nero su bianco, che le motivazioni di Berdini «non trovano fondamento nelle norme del PRG di Roma e che quindi non risultino coerenti con l’attuale sistema amministrativo che ruota intorno al principio della separazione tra attività politica e di indirizzo e attività di gestione».
Insomma, l’Assessore ha le sue convinzioni e delle sentenze non sembra importargliene nulla. Le sue posizioni contrarie per motivi personali vengono protocollate con una nota (QI/ 155614) del 6 settembre. Abbiamo provato a contattare l’Assessore Berdini che, ieri, ha anche saltato (qualcuno ha detto «disertato») l’abituale riunione di Giunta del venerdì, in cui, tra l’altro, era prevista (ed e stata approvata) anche una sua delibera sulla società Risorse per Roma. Dodici tentativi persi fra cellulare occupato, squilli a vuoto e poi la segreteria telefonica. Avremmo voluto domandargli quali motivazioni personali erano così forti e impellenti da non fargli rispettare la legge che obbliga a ottemperare alle sentenze della magistratura.
Il caso è quello dei Casali Bernardini a via di Grotta Perfetta. Un lungo contenzioso, iniziato nel 2008, avente per oggetto una compensazione (più’ o meno lo stesso cliché dello Stadio della Roma) con, guarda un po’, la contrarietà, fra gli altri, di Italia Nostra e di Paolo Berdini. Compensazione che avrebbe coinvolto anche questi casali, inseriti nella Carta della Qualità, una sorta di “albo” in cui sono inseriti i valori storici, archeologici, monumentali, paesaggistici di Roma e dalla quale Carta dovevano essere tolti. Per farla breve, fra ricorsi e contro ricorsi, questi casali alla fine crollano (come accertato dalla Sovrintendenza comunale nel 2015) e non rimane altro, per il Tar, che obbligare il Campidoglio ad “adeguare” le sue carte. Berdini, che all’epoca si spese molto insieme a Italia Nostra e ai Comitati per il no in questa lotta (ci sono ancora molte tracce su internet di questi interventi) non appena giunto alla guida dell’Assessorato all’Urbanistica venne investito del problema. Si legge, infatti, che «considerato, che il 7 luglio 2016 si era insediata la nuova Assemblea Capitolina, il Commissario consentì, comunque, all’Aula di provvedere dando disposizione di procedere urgentemente entro tre settimane». Ma non è successo niente. Una posizione che potrebbe configurare il danno erariale (la parcella del Commissario ad acta).
Intanto, prosegue in Campidoglio il tango su Berdini: da una parte, si parla di una sorta di museruola che dovrebbe rendere Berdini inoffensivo lasciando alla Raggi il tempo di trovare un successore. Dall’altro, invece, si parla di un’accelerazione nei “casting” per trovare il sostituto. E la Raggi conferma: «Non ho sciolto la riserva». Mentre dalla procura di Roma trapela che l’ex fedelissimo del sindaco, Raffaele Marra, sarà interrogato la prossima settimana nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di suo fratello Renato a responsabile del Turismo. Per questa vicenda Raffaele Marra è indagato insieme alla Raggi per concorso in abuso d’ufficio.