(E. Menghi) Stavolta la Roma non porta fortuna. Salah non riesce ad imitare l’accoppiata Gervinho-Doumbia datata 2015 e torna nella capitale da perdente. Domani, al più tardi mercoledì, in tempo per esserci domenica col Crotone. Ma Spalletti dovrà recuperare psicologicamente l’egiziano, uscito col morale a pezzi dalla finalissima con il Camerun.
Per una bella storia con la quinta Coppa d’Africa alzata al cielo in Gabon, c’è un incubo che inizia. Non una novità per il ct Cuper, che non riesce a scrollarsi di dosso l’etichetta di eterno secondo e perde la sua settima finale da allenatore. Il Camerun senza stelle, snobbato da chi è protagonista in Europa e non ha voluto esserlo anche per la sua Nazionale, torna sul tetto d’Africa dopo 15 anni: l’ultima volta nel 2002, quando giocava un certo Eto’o, ieri in tribuna a fare il tifo per i suoi connazionali. Non è bastata la prestazione scoppiettante di Salah ad evitare la delusione più grande, suo l’ assist per Elneny che al 22′ del primo tempo con un destro sul palo del portiere sblocca la gara. Poi il cambio del destino: fuori per infortunio Teikeu, il colpevole del gol incassato, dentro Nkolou, autore del pari di testa nella ripresa. Aboubakar è l’altra carta che Broos si gioca, a inizio secondo tempo ed e lui, forse il giocatore più atteso, a riscrivere la storia della partita all’81: stop di petto e destro al volo per il 2-1.
Salah quantomeno non spreca il fiato, niente supplementari stavolta, ma certo peseranno sulle gambe le 6 partite (di cui una da 120′) giocate in 19 giorni. Dopo un inizio timido, il romanista è esploso e ha chiuso con 2 gol e 2 assist, tutti fondamentali, la sua Coppa d’Africa. Perdente sì, ma senza nulla da rimproverarsi. Ora torna tutto della Roma, salterà la sfida da ex con la Fiorentina, ma prenota un posto col Crotone.