(T. Carmellini) Dall’altra parte dell’oceano Pallotta è imbufalito. Il presidente della Roma quasi non ci crede quando lo raggiungiamo per annunciargli la novità sul fronte stadio e avere una sua replica: che arriverà poi a stretto giro via Twitter. Del resto è difficile spiegare a un imprenditore americano venuto in Italia per fare un investimento miliardario, che ha già incontrato tre sindaci, un Commissario Straordinario, superato tutta la melina politica del progetto e speso sessanta milioni di euro, che è stato tutto uno scherzo: di cattivissimo gusto. E che si dovrebbe concretizzare in realtà tra un paio di giorni nell’incontro tra le parti saltato ieri. Il problema è che questo scherzo rischia di costare carissimo alla città e alla squadra giallorossa della capitale. Così le parole del numero uno della As Roma non lasciano spazio a interpretazioni: «Dall’incontro di venerdì mi aspetto un risultato tremendamente positivo – cinguetta il tycoon da Boston – l’alternativa è una catastrofe per Roma e per la Roma. Ma anche per il Paese e tutti i futuri investimenti in Italia». Durissimo, posizione che ribadirà a breve nel suo prossimo passaggio a Roma previsto nei primi giorni di marzo.
Posizione confermata a stretto giro da una nota diffusa dai «proponenti» del progetto dello stadio di proprietà della As Roma. «Dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto di leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor Di Valle. L’area è sicura dal punto di vista idrogeologico – proseguono – e anzi il progetto, con investimenti totalmente a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo Stadio e dove abitano oltre 10 mila romani». Se non è un ultimatum ci assomiglia molto. Ora la giunta grillina sa a cosa andrà incontro, penali economiche pesantissime a parte, nel caso il «no» diventasse realtà. Sarebbe una catastrofe… per tutti!