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Auguri Carletto

(G. Giubilo) – Un augurio che viene dal cuore, quello da rivolgere a Carlo Mazzone, che spegne oggi le sue prime ottanta candeline. L’auspicio è che la serie possa felicemente allungarsi, per questo personaggio che si è ritagliato un angolo privilegiato nella storia del calcio italiano, soprattutto di quello della sponda giallorossa del Tevere. Carlo era nato a Trastevere e dunque il suo destino di tifoso era già segnato. Aveva cominciato a seguire la sua squadra lì vicino, in quel Campo Testaccio in legno dipinto a metà tra il giallo e il rosso, che poi avrebbe dovuto lasciare il posto al cemento cittadino ed essere consegnato all’oblio, anche se, per i non più giovani, lame moria non sarebbe mai stata cancellata. Proprio a Campo Testaccio, sono legati i più bei ricordi della storia romanista, anche con qualche episodio curioso, che l’ironia dei nostri concittadini avrebbe saputo mettere in rilievo per consegnarlo alla leggenda. Significativa la cinquina rifilata alla Juventus, che aveva vinto cinque scudetti consecutivi. Una goleada che fu celebrata perfino da Angelo Musco, un attore di teatro leggero di origine siciliana, con un film intitolato appunto «Cinque a zero». Essendo cresciuto fra Trastevere e Testaccio, Carlo Mazzone respirò fin da piccolo quest’aria di leggenda e aveva già segnato il suo destino di sostenitore romanista senza riserve. Una fede che avrebbe conservato intatta, anche quando gli impegni professionali lo avevano portato lontano dalla Capitale. Qualcuno sostiene che, perfino il lenzuolino della sua culla di neonato, riportasse i colori giallorossi, ma qui entriamo nella leggenda metropolitana che, naturalmente, non ha fon dati riscontri a sostenerla. Anche quando si è alternato tra la Capitale e Ascoli, suo punto di riferimento professionale, Roma è rimasta per lui la città delle radici da conservare gelosamente. Carattere sanguigno, Carlo si era perfino inventato un fratello gemello troppo vivace, da ostentare verso i tifosi avversari più facinorosi, che talvolta avevano dovuto temerne gli scatti di ribellione in occasione di volgari insulti a lui rivolti, quando le sue squadre giocavano in trasferta.

Scolpita nella memoria dei tifosi, la sua folle e inarrestabile corsa verso la curva bergamasca, con il pugno minacciosamente alzato contro quei sostenitori avversari che lo avevano apostrofato pesantemente durante tutta la partita. In doppio svantaggio a pochi minuti dalla fine, il suo Brescia riuscì nell’impresa di agguantare il pareggio in pieno recupero, facendo esplodere la rabbiosa gioia del tecnico. Molto attento ai rapporti umani e fedele alle sue convinzioni, Carletto ha contribuito ad allungare la carriera di Roberto Baggio, difeso a spada tratta quando era allenatore del Brescia e il Codino, dato ormai per finito, si era fatto molti nemici. Negli anni bresciani, Mazzone riuscì anche a reinventare il ruolo di Pirlo, altro figlio prediletto, segnando una svolta decisiva nella carriera del giovane calciatore. Notevole l’influenza nella crescita di numerosi campioni: la sua ala protettiva si era estesa anche a Francesco Totti, uno dei tanti fenomeni cresciuti e tutelati con sapiente professionalità. Non si riteneva un innovatore ed era piuttosto fedele agli aspetti tattici tradizionali della sua epoca, in contrapposizione con gli innovatori a tutti i costi, capeggiati da Zeman. L’etichetta di difensivista a oltranza e gli atteggiamenti spesso sopra le righe, ne hanno forse ostacolato la carriera, relegandolo spesso ad allenatore di provincia, nonostante i risultati testimoniassero quasi sempre la bontà del suo lavoro. Ma comunque, sulla panchina giallorossa, Mazzone era stato in qualche modo un avvenirista, con accorgimenti tattici particolari, che spesso si erano rivelati produttivi. Tra i ricordi più cari ai tifosi della Roma, senza dubbio quel 3-0 maturato nel derby con la Lazio, firmato da Balbo, Fonseca e Cappioli, quest’ultimo altro fedelissimo del tecnico testaccino. Non sempre idilliaci i rapporti con i presidenti di turno, a partire dallo stesso Rozzi, con il quale la frequentazione era più familiare, ma grandi contrasti non si erano verificati con personaggi non particolarmente teneri come Gaucci, ma anche come lo stesso Franco Sensi. Ora che festeggia in serenità famigliare i suoi ottanta anni, Mazzone conserva intatta la sua passione per quei colori ai quali aveva giurato amore fin da bambino.

Fonte: il tempo

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