(M. Cecchini/A. Pugliese) Concentrato sulla vicenda del nuovo stadio, il presidente James Pallotta non ha fatto drammi per l’eliminazione. «Sfortunatamente ho dovuto vedere la partita in hotel per via della febbre – ha spiegato in una pausa dei suoi incontri istituzionali –. La squadra probabilmente ha giocato novanta e più minuti come mai l’avevo vista prima. Siamo stati sfortunati in un paio di occasioni che sono andate fuori di poco e c’è stata anche la traversa. Sono orgoglioso di come hanno giocato, lottando fino all’ultimo minuto». A Pallotta piacerebbe senz’altro confermare sulla panchina giallorossa Spalletti – che ieri ha invitato la squadra, delusa dall’eliminazione, «a non mollare» –, ma il nuovo matrimonio potrà celebrarsi soltanto davanti a linee programmatiche ben precise. «Io e il presidente ne parleremo nei prossimi giorni – ha detto ieri l’allenatore a “Striscia la notizia”, non mancando di dare elegantemente degli “sfigati ai giornalisti che sono costretti a psicanalizzarlo” –. Il rinnovo dipende sempre dai risultati in questo ambiente. Per restare, poi, ci sono un po’ clausole, tra cui quella del rinnovo di Totti».
Al di là del capitano – scrive la Gazzetta dello Sport -, le cui vicende come al solito vivono di vita autonoma, di sicuro l’allenatore non ha affatto intenzione di vedere la squadra perdere pezzi importanti che non siano sostituiti con giocatori di pari livello. Il problema anche qui innanzitutto passa dall’Europa. Cioè, in presenza delle note difficoltà di bilancio, centrare la qualificazione in Champions League sfuggita quest’anno è vitale per la Roma, altrimenti il mercato non potrà essere di alto profilo. E così c’è il rischio che il serpente torni a mordersi la coda.