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Juve & clan: Agnelli jr. finisce in Antimafia e rischia la presidenza

Andrea Agnelli

(A. Giambartolomei – C. Tecce) – Il procuratore federale Figc ribadisce le sue accuse e il presidente della Juventus Andrea Agnelli interviene pubblicamente per la prima volta: “Non ho mai incontrato boss mafiosi”, ha scritto su Twitter. E dalle intercettazioni dell’inchiesta Alto Piemonte della Direzione distrettuale antimafia di Torino emerge una conversazione telefonica del 4 agosto scorso in cui Agnelli conferma l’incontro e nega i dettagli con il presunto esponente della ‘ndrangheta Rocco Dominello, legato al clan Pesce-Bellocco e interessato al business dei biglietti. Ad essere intercettato era il telefono di Alessandro D’Angelo, security manager della Juve (nessun esponente del club bianconero è indagato dalla Dda). Il dirigente aveva chiamato Agnelli per capire se fosse vero quanto detto ai pm da Dominello su un incontro col presidente dove si era discusso di biglietti e abbonamenti. “No, no, no, mai e poi mai saremmo scesi in quei dettagli lì la prima volta. Impossibile, impossibile. È impossibile che io non appena ti conosco faccio quei discorsi con te”. La vicenda dei contatti tra presunti boss della ndrangheta e i dirigenti della società bianconera è riemersa ieri dopo l’audizione in commissione parlamentare Antimafia del prefetto Giuseppe Pecoraro, da settembre procuratore della Federcalcio. In due ore di seduta, in gran parte secretata, ha riepilogato le indagini sui contatti tra criminalità organizzata, tifosi e squadre come Avellino, Catania, Crotone e Latina, senza dimenticare l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sugli interessi economici dei clan calabresi nel servizio di catering allo stadio Giuseppe Meazza di Milano. Il tema principale riguardava la squadra più titolata d’Italia. Al termine del suo intervento pubblico, prima di secretare l’audizione, Pecoraro ha ribadito la linea della Procura federale: Rocco Dominello sarebbe stato in contatto con alcuni dirigenti del club bianconero; Francesco Calvo, ex direttore commerciale, Stefano Merulla, responsabile del ticket office, Alessandro D’Angelo, il security manager, e Andrea Agnelli, presidente. “Devo dire che anche il direttore generale Marotta, ha avuto rapporti seppur occasionali con il mondo degli ultras, ma non è stato coinvolto nella nostra conclusione indagine”, ha detto prima di secretare la seduta. Il riferimento è al documento datato 16 dicembre 2016 rivelato dal Fatto col quale, sulla base di alcuni atti della Procura di Torino e delle audizioni di Merulla, Calvo, D’Angelo, Marotta e Alberto Pairetto (figlio dell’ex designatore arbitrale Pierluigi), i tre manager e il presidente venivano informati del procedimento a loro carico. I quattro avrebbero violato le norme del codice sportivo che vietano “di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento” di gruppi di tifosi; di cedere “più di quattro biglietti alla stessa persona” e di vendere senza esibire il documento d’identità; e di “avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate”. Ad Agnelli e Merulla è contestato anche di aver permesso l’ingresso di materiale pirotecnico all’interno dello Juventus Stadium. La società torinese rischia delle sanzioni di poche decine di migliaia di euro, anche se nei casi più gravi per i dirigenti potrebbe scattare “l’inibizione temporanea a svolgere ogni attività in seno alla Figc”. Pecoraro, tuttavia, in una nota sul sito della Figc smentisce le sue dichiarazioni e aggiunge: “Stiamo valutando le memorie difensive della Juventus che ci sono state consegnate ieri sera. Solo dopo un’attenta valutazione delle stesse prenderemo le nostre determinazioni. Tutto è ancora aperto e la procura federale potrebbe chiedere una proroga di trenta giorni per chiudere il procedimento. Proseguirà anche l’attività della commissione Antimafia sui contatti. “Mercoledì prossimo ascolteremo il legale della Juventus”, afferma il deputato pd Marco Di Lello. Il 23 marzo sarà ascoltato l’ex procuratore federale Stefano Palazzi. Quello stesso giorno a Torino comincerà invece il processo “Alto Piemonte” che vede tra gli accusati anche i Dominello.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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