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La Roma crea tanto ma non il capolavoro. L’Europa finisce qui

(L.Valdiserri) La Roma esce da Roma, giocando una partita coraggiosa e sfortunata, come le è successo parecchie volte in Europa. Non si può dire nulla ai giocatori in campo e ai tanti tifosi che sono andati a supportarli, sognando una notte magica. Il problema è che i giallorossi avevano sprecato troppo all’andata, che il Lione è una squadra non eccelsa ma organizzata e che a Spalletti manca un regista – come era Pjanic – per dare la qualità oltre alla fisicità. La rimonta è riuscita solo a metà: è pesato come un macigno il gol concesso a Lacazette nei minuti di recupero della prima sfida. Il 2-4 ha costretto la Roma a una gara forsennata, che è stata pagata sul piano della lucidità in alcune scelte finali, ma mai sotto quello dell’impegno e della voglia. Si parte con due squadre che, in stagione, hanno segnato 90 (Roma) e 88 gol (Lione). Non c’è il presidente Pallotta, che è sbarcato nel pomeriggio, ma ha la febbre alta. Ci sono 43.000 spettatori e questa è la notizia più importante prima della lettura delle formazioni. Spalletti rischia solo Bruno Peres tra i giocatori non al top, Emerson e Perotti vanno in panchina. Ci sono Ruediger, che aveva saltato per squalifica l’andata, e Mario Rui. Per Gerson, acquisto da quasi 19 milioni, non c’è posto nemmeno in panchina. Il Lione è un po’ più coperto rispetto a una settimana fa: Jallet prende il posto di Rafael in difesa e Cornet quello di Ghezzal in attacco. La serata mostra presto la sua faccia da matrigna: prima la traversa di Ruediger e poi la prima delle tante parate decisive di Lopes nella stessa azione (6′).

La gara si infiamma tra il 16′ e il 17′. Ruediger concede una punizione che Valbuena calibra da destra: proprio come era successo all’andata è ancora gol del giovane difensore Diakhaby, questa volta sfuggendo a Fazio e Manolas. Era capitato anche a Roma-Porto, a inizio gara, con Felipe. È una maledizione, ma anche un chiaro limite di attenzione sui calci piazzati. La Roma reagisce subito e pareggia in un minuto, con Strootman, in mischia. Servono due gol, è come aver iniziato la gara con 17 minuti di ritardo. Il Lione inizia a perdere tempo, con poca sportività. Spalletti se ne lamenta con il collega Genesio, Dzeko con l’arbitro. Sarà così fino all’ultimo minuto. Un altro snodo decisivo arriva appena è iniziata la ripresa: Nainggolan colpisce di testa dopo 45 secondi e Lopes risponde con un miracolo. Spalletti inserisce El Shaarawy per Peres e i frutti sono immediati: il primo cross del Faraone innesca l’autogol di Tousart e l’Olimpico diventa una bolgia. Manca ancora mezzora. Ci sarebbe il tempo per il terzo gol, ma non c’è la fortuna. Per la cronaca, anche il Lione spreca due o tre occasioni clamorose in contropiede e Alisson si dimostra gran portiere. Finisce con la vittoria più amara e un obiettivo sfumato. In Europa resta solo la Juve.
Fonte: Corriere della Sera
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