Esattamente 10 anni fa i giallorossi si qualificarono in Francia grazie a Totti e alla magia del brasiliano Amantino Mancini. Roberto Maida lo ha intervistato sulle colonne del quotidiano nazionale. Eccone un estratto:
I doppi passi. Li ha mai contati?
«Certo. Otto».
Alessandro Amantino Mancini, mica ricorderà anche il nome del terzino del Lione…
«Ma dai: Reveillere».
Eh no, certe serate non si scordano. Dieci anni e un giorno fa. La Roma arriva a Lione da sfavorita, non solo perché ha pareggiato 0-0 all’andata all’Olimpico ma anche perché il Lione è una squadra fortissima. Viene considerato tra le favorite della Champions League mentre la Roma, guidata da Luciano Spalletti, è una realtà emergente. Eppure alla Gerland, il vecchio stadio del Lione, segna subito Totti di testa.
E poi, un contropiede. Ce lo racconti, Mancini.
«Mi dà la palla Francesco. E io vado dritto verso la porta, basandomi su un principio: l’area di rigore protegge l’attaccante, perché il difensore non può toccarti e ha paura. Faccio un doppio passo, poi un altro, sposto il pallone, tiro di sinistro. Un gol incredibile».
Quante volte l’ha rivisto?
«Trecentoduemila volte».
In questa Roma, con questo Spalletti, Mancini giocherebbe titolare?
«Sono sincero: sì» (..)
E’ più facile adesso di dieci anni fa eliminare il Lione?
«Non ci sono dubbi. Quello era uno squadrone. Per me la Roma passa il turno ed è la favorita per vincere l’Europa League. Spero che succeda, anzi, perché ho i tifosi nel cuore. Di più, tifo Roma anche da quaggiù, dal Brasile» (..)
fonte: Corriere dello Sport