(F.Bianchi) – Mezzanotte di domenica: Hotel Hilton di Fiumicino. Squilla il telefono in camera di Carlo Tavecchio. E’ il senatore Cosimo Sibilia che chiama, lui – più di altri – è l’artefice di tutto (tanto che potrebbe fare il vicario adesso). “Caro Carlo, è fatta…”, dice il presidente della Lega Dilettanti, la più importante. “E’ fatta, anche Marcello Nicchi sta con noi”. Accordo raggiunto nella notte della vigilia: tre anni fa gli arbitri votarono per lo sfidante Demetrio Albertini, un segnale di indipendenza dai poteri forti. Stavolta no: l’Aia si schiera coi presidenti di serie A, con gli allenatori, coi dilettanti. Nicchi rimprovera alla Figc di averla difesa poco in occasione di certi attacchi furibondi (ultimo il Napoli), è vero. Ma è soddisfatto della Var, della difesa dei baby-calciatori dalle violenze, del nuovo statuto Aia, del fatto che la Figc non gli ha tolto un centesimo (anzi, gli ha tolto, 1,8 milioni e poi glieli ha restituiti), del nuovo sponsor (trovato pare grazie all’interessamento di Tavecchio), di tante altre cose (tra cui 10 possibili posti in Uefa per gli osservatori arbitrali). Per questo sta con Tavecchio e gli regala il suo due per cento che ha un grosso significato politico: Nicchi si aspetta molto dai prossimi quattro anni. “Noi siamo liberi”, tuona. E’ la svolta decisiva che spiazza e stupisce molti. Qualcuno pure si indigna ma non si era indignato tre anni fa, e chissà dov’era. Gli arbitri hanno diritto di voto, non si astengono: si schierano, giusto o sbagliato che sia.
Lunedì mattina: Tavecchio scende di camera solo alle 11, ha la febbre (38), ha l’influenza. Il dottor Vitale gli dà un’aspirina. “Sto bene, sto bene. Emozionato? Normale”, sussurra il presidente uscente. Abodi ha mal di denti, “spero in un voto libero” dice poche ore prima delle votazioni. E’ convinto, si sente forte, fiducioso. Ha fatto quello che doveva fare. Arriva Giovanni Malagò, il capo di tutti gli sport: abbraccia tutti, ma poi nel suo breve e appassionato intervento picchia duro contro la Lega di A che non ha ancora votato i suoi rappresentanti. “Spero voti entro il 15 marzo” (pia illusione). Ora arriverà l’ultimatum da parte della Figc (il Coni vorrebbe ma non può intervenire): prossima assemblea a Milano a fine mese, o inizio di aprile. Poi si vedrà. Non si sa ancora se passerà il nuovo sistema di governance come vogliono i grossi club. Difficile che passi ancora Maurizio Beretta come vuole Lotito (e non solo lui). Andrea Agnelli non c’è stavolta: è impegnato all’estero per lavoro. E’ Beppe Marotta che rappresenta la Juve: la Juve che sta con Tavecchio ma vuole un rinnovamento totale a Milano, che tutto sommato si augura che arrivi il commissario per fare davvero piazza pulita, per mettere all’angolo chi ha avuto in questi anni un potere smisurato. Sullo stesso piano sta la Roma di Baldissoni e Gandini. La Superlega si avvicina, eccome. La Lega maggiore sta trattando con l’Antitrust per le linee guida, c’è stata la prima audizione, spera di fare entro l’estate il nuovo bando per i diritti tv, ma, male che vada, si andrà a settembre, c’è tempo. Il nuovo contratto scatta dal 2018: l’obiettivo è confermare i 1200 milioni all’anno, è questo che sta a cuore ai venti padroni del pallone.
Tommasi picchia duro (è a fine mandato) contro Ulivieri, Ulivieri picchia duro contro Tommasi: calciatori e allenatori vanno nella direzione opposta per la prima volta, non sarà facile governare nel prossimo consiglio federale. Ferrero il viperetta scherza, Galliani e Zamparini annunciano che stanno con Tavecchio. C’è tensione, ma nemmeno poi tanto. Per Beretta va tutto bene in serie A ma non è così: stadi vuoti e ascolti tv in calo. “A larghissima maggioranza ci siamo espressi a favore di Tavecchio”, spiega il giornalista-manager. Sibilia ha cercato sino all’ultimo una candidatura unica, su mandato di Malagò: niente da fare, il mondo del pallone esce spaccato in due. “Ora bisogna guardare avanti”, dice il senatore che è il vero deus ex machina della rielezione di Tavecchio perché ha saputo tenere unita la sua Lega che conta per il 34 per cento, che ha un milione di iscritti, che ha tanti problemi ma anche tantissime potenzialità. Tavecchio ha poca voce ma idee chiare: spiega quello di buono che ha fatto (e non è poco anche se qualcosa si è perso per strada, vedi la riforma dei campionati), quello che vorrà fare (molto c’è ancora da fare). Abodi è più giovane (domani compie 57 anni), ha coraggio, si gioca molto se non tutto stavolta: usa il fair play, è un uomo di sport. “Siate liberi di votare per chi ritenete meglio”. Un discorso di spessore, di umanità, di dignità. “Sono felice di essere qua: mai pensato di ritirarmi, di negoziare, non sono il tipo, non ho un prezzo”. C’è rammarico per il “sogno della serie A” che sfuma, lì voleva andare Abodi prima di virare sulla Figc. Merita il rispetto, l’applauso di tutti, merita di restare in questo mondo, ma l’assemblea di B molto probabilmente dovrebbe respingere le sue dimissioni (anche se Lotito non ci sta, lui vuole Sagramola, ad del Brescia e legato a Infront).
E Claudio Lotito che fine ha fatto? Tre anni fa fu il mattatore, spingeva i suoi colleghi nell’urna, De Laurentiis in testa, a votare Tavecchio. E adesso? Silenzioso? Macché. A Baldissoni, dg della Roma, avrebbe detto, “è un suicidio votare Abodi”. Lui ai giornalisti schierati spiega: “Ragazzi, non scrivete cose non vere (per la verità usa un altro termine, ndr), mai detto suicidio”. Poi spiega che è in realtà un vero suicidio perché con Abodi presidente in consiglio federale non passerebbe una delibera, Abodi sarebbe in minoranza, e si arriverebbe al commissario. Insomma, non si potrebbe governare, e fa anche i numeri dei consiglieri, e spiega con chi stanno. E’ carico, Lotito. Come sempre. Lui ne esce ancora una volta vincitore. A fine gara dirà, scherzando ma non troppo: “Con Lotito risultato garantito”. Le parole sono finite. Si vota.
Prima votazione: Tavecchio 56,49%, Abodi 42,91%, schede bianche 0,60%. Nulla di fatto.
Seconda votazione: Tavecchio 53,70%, Abodi 45,41%. schede biache 0,89. Cala Tavecchio, cresce Abodi ma il quorum è lontano.
Si va in terza dove conta il 50% più uno, e qui si chiude la partita: Tavecchio vince con 54,03 per cento, Abodi si ferma al 45,97 , zero le schede bianche.
La Lega dilettanti, gli arbitri (che sono stati importanti), i dilettanti si sono schierati con Tavecchio che ha conquistato voti anche in serie A (solo Roma, Cagliari, Sassuolo, Empoli e Bologna hanno votato per il suo rivale) e qualcosa anche in B e Lega Pro. Ma Abodi esce a testa alta.