(A. Austini) – Pasqua amara per la Roma e un nuovo minicampionato da 6 partite per difendere il secondo posto che inizia lunedì prossimo a Pescara: il primo pareggio interno in campionato contro l’Atalanta chiude di fatto la corsa scudetto (se mai fosse davvero riaperta… ), con la Juve lanciata a +8, e riapre la sfida per la Champions diretta col Napoli, ora tornato minaccioso a due punti dal giallorossi. Quel gol di Strootman nello scontro diretto perso all’Olimpico consente alla squadra di Spalletti di conservare il vantaggio in caso di arrivo a pari punti, ma adesso, visto il calendario, il rischio di finire per il secondo anno di fila ai temibili playoff di Champions è più concreto.
La gara con l’Atalanta è l’immagine di una Roma svuotata, come il suo allenatore ormai deciso ad andar via. L’effetto rigenerante di Spalletti è durato tanto quanto la sua voglia di combattere contro il destino di eterni secondi. Quell’ossessione di vittoria si è spenta sul più bello: le coppe sono sfumate nel giro di otto giorni, la chimera scudetto a rimasta tale.
Ieri all’Olimpico un primo tempo troppo brutto per essere vero, probabilmente il peggiore in stagione. II gol di Kurtic è arrivato puntuale al primo e unico tiro degli avversari, comunque padroni del campo grazie al 3-5-2 disegnato da Gasperini per sopperire all’ assenza del Papu Gomez, con il futuro giallorosso Kessié a vincere il duello tutto fisico con Nainggolan. Nel 4-3-3 di Spalletti troppi interpreti quasi fermi in campo: dal Ninja a Strootman, da Rüdiger fino a Dzeko e Salah. E’ evidente che chi ha tirato la carretta sta accusando le fatiche di una stagione lunghissima.
La reazione rabbiosa di una squadra che si è trasformata nell’intervallo è stata sufficiente solo a ottenere il terzo pareggio in campionato: l’ultimo era arrivato quasi sei mesi fa a Empoli. L’ingresso di Bruno Peres per Manolas, con Rüdiger riportato al centro, ha dato la scossa e confermato l’errore nelle scelte di partenza di Spalletti, ma la Roma è sembrata davvero un’altra squadra e quindi la tattica c’entra fino a un certo punto. Dopo il gol immediato di Dzeko, sui due pali di De Rossi e Nainggolan si sono spenti i sogni giallorossi. Sommati ai precedenti fanno 17 legni, quanti nessuno ne ha colpiti in campionato. Un record triste, come quello del possesso palla raggiunto ieri: 70%, il più alto in una partita di questo campionato. Se in più ci mettiamo i quattro legamenti crociati rotti dei giocatori di Spalletti dal ko di Rüdiger in poi ecco che i contorni di una stagione sfortunata ci sono tutti.
Ma i demeriti della Roma restano e per crescere vanno analizzati. E combattuti nella costruzione della squadra del futuro. Inconcepibile l’approccio alla gara, 45 minuti totalmente regalati all’Atalanta, da parte di un gruppo che, almeno a parole, voleva provare a dare fastidio alla Juventus fino in fondo. Un problema di testa, di fiducia, di una spina che quando meno te l’aspetti si stacca. Adesso i bonus sono quasi finiti, la partita di vantaggio sul Napoli è rimasta solo una e quel trittico Lazio-Milan-Juve dopo la trasferta di Pescara mette paura. Anche se, a voler trovare qualcosa di positivo nella giornata di ieri, la sfida con la capolista perderà probabilmente significato. E gli stimoli, si sa, nelle ultime giornate contano più della qualità.
Fonte: il tempo