(M. De Santis) C’è ancora un sottilissimo filo di vita per lo scudetto, ce n’è un po’ di più per l’accesso diretto all’ultima Champions con un letto a sole tre piazze riservato all’Italia. I tre colpi battuti dalla Roma, utili per passeggiare sulle rovine del Bologna e restare a -6 dalla Juve, e gli altrettanti replicati dal Napoli, serviti a mettere la museruola alla Lazio, hanno chiuso a chiave la porta dei primi tre posti. Adesso, a sette turni dalla fine dei giochi, non è più una questione di chi li occuperà, ma di chi si piazzerà sopra e sotto.
IL MASSIMO CON IL MINIMO – Osservata in tribuna anche da Roberto Mancini, il candidato preferito da alcuni salotti buoni romani per sostituire Spalletti ma per ora lontano dalla cima delle preferenze dei vari centri di potere romanista, la Roma raccoglie il massimo facendo il minimo. Le basta abbottonarsi dietro, badare agli equilibri e attivare il pilota automatico. Perché questo malinconico Bologna sa solo ruminare un po’ di calcio, ma non può mordere. Una zampata in mischia di Fazio, un pallonetto di Salah (11 gol in campionato, 15 in stagione) e il timbro di giornata di Dzeko (24 centri) bastano e avanzano per archiviare la pratica Bologna, provare a dimenticare la mazzata psicologica dello sfratto dalla Coppa Italia nel derby e regalare alla strana coppia bosniaco-egiziana lo scettro di più prolifica in campionato (35 reti, 49 in stagione). «Mancano sette partite determinanti, la Roma non deve mollare», l’auspicio Spalletti.
DOPPIETTA DI INSIGNE – Anche perché il Napoli, con l’ennesima recita piena di effetti speciali sfoderata all’Olimpico, resta in corsa e a quattro punti di distanza. Callejon e una doppietta di Insigne (14 sigilli) regalano a Sarri lo scalpo di prestigio della Lazio, frastornata davanti al flipper azzurro e lucida solo per un quarto d’ora nella ripresa con l’ingresso di Keita. Le vacanze anticipate, sicuramente per il secondo posto e matematicamente pure per il primo, possono ancora aspettare.