(F. Balzani) Il day after stavolta non lascia spazio a speranze. A 24 ore dall’eliminazione in coppa Italia nel derby, infatti, la Roma è costretta di nuovo a scaraventarsi nel futuro per dimenticare un presente che la vede fuori dalla 3ª competizione in 8 mesi e con una rimonta in campionato che appare improbabile. L’after Spalletti è iniziato di fatto dopo il gol di Immobile nel derby che ha fatto ripiombare i giallorossi al 26 maggio 2013, nell’unica finale disputata (e persa) dell’era americana in 6 anni. In Italia tra le 6 big nessuno è rimasto a bocca asciutta come la Roma. Conta questo e non i record di punti o di gol fatti. Lo sa anche Spalletti uscito amareggiato e ridimensionato dopo il k.o. con Inzaghi che alla Lazio guadagna meno del preparatore atletico giallorosso Norman.
In una Trigoria deserta (su social e radio invece sono piovute le critiche) il tecnico nel solito discorso post partita ha invitato la squadra a non mollare fino a fine campionato. Poi, anche per molti giocatori, si varcherà «la linea definitiva» che Luciano sembra aver oltrepassato già tra insulti all’ambiente e insofferenza per quel «tirare a campare» che non gli garantisce di partire in pole per lo scudetto. Il tecnico potrebbe finire al Tottenham di Baldini che gli avrebbe offerto un triennale da 4,5 milioni. Per la Roma, invece, si riapre la stagione delle grandi promesse con il 6° allenatore in 7 anni, il primo del dopo Sabatini. Ieri Baldissoni è volato a Londra per questione legate al marketing ma si vedrà anche con Baldini.
La griglia per la panchina è variegata, ognuno ha il suo sponsor. In pole, in virtù dell’imminente arrivo di Monchi («Sceglierò con tranquillità, non verrò a Roma questa settimana», ha detto ieri a Te la do io Tokyo) c’è Emery in rotta di collisione col Psg. Lo spagnolo ha il pregio di conoscere bene il nuovo ds, ma il difetto di aver deluso una volta uscito da Siviglia (vedi Spartak e Psg). Per questo tengono botta i due nomi spinti dalla dirigenza italiana ovvero Mancini e Montella. Il primo si accontenterebbe di uno stipendio da 3,5 milioni. A Roma ritroverebbe Dzeko e magari potrebbe aiutarlo a ritrovare la cattiveria perduta contro le big (solo 3 gol nelle 14 sfide cruciali quest’anno). Il secondo non vede l’ora di tornare a Roma e magari lavorare al fianco di Totti. Dietro di loro Gasperini, Pochettino e Di Francesco.
Chi vorrebbe prolungare il contratto di Spalletti è De Rossi: «La Roma deve fare di tutto per trattenerlo. Ho avuto due tra i 10 allenatori migliori del mondo: Spalletti e Conte. Il terzo è Luis Enrique. Con un altro, Guardiola, ho giocato, e se dovessi prendere una panchina chiederei di andare a guardarlo per imparare. Zeman non credo sia stato disonesto con me, giocare con Totti è un lusso. Il mio futuro? È una cosa che prima o poi dovrò affrontare con la società. Vorrei continuare a giocare».