Francesco Totti al termine dell’evento Nike al centro di Roma ha rilasciato queste dichiarazioni:
Ha debuttato a soli 16 anni, che ricordo ha di quel momento?
“Un sogno che divenne realtà, mister Boskov mi chiamò e non potevo crederci. Per un appassionato di calcio come me esordire nella Roma era un sogno”.
Da calciatore ha cambiato spesso modo di giocare. Come si è adattato a questi cambi?
“Il calcio è cambiato molto in 24-25 anni, i ritmi sono diversi, c’è più intensità. Ma devo dire che mi sono adattato naturalmente. L’esperienza degli ultimi anni mi ha aiutato molto”.
E’ definito come un capitano eterno. Cosa significa?
“Vuol dire incarnare il sogno di molti bambini, una grandissima responsabilità”.
25 anni di carriera nella Roma. Qual’è stata la motivazione per rimanere tutta la vita nello stesso club?
“Una decisione emotiva, quando ero piccolo sognavo di poter giocare sempre con questa maglia. E non ho cambiato idea”.
Ha vissuto sempre a Roma. Che rapporto ha con la città?
“Roma è la città più bella del mondo, ti può far emozionare per un vicolo, un tramonto, un dettaglio. E’ stato un onore vivere qui. Sarei potuto andare altrove e vincere di più, ma ho preferito restare”.
Qual’è il miglior calciatore inglese che ha incontrato?
“Steven Gerrard, un campione, un esempio”.
Ha vinto tanti titoli in carriera, anche il Mondiale. Come ha cambiato modo di giocare?
“Prima pensavo soprattutto all’aspetto tecnico, negli ultimi 10 anni invece mi sono basato su quello fisico, è altrettanto importante”.
Pensa che a volte gli allenatori danno meno importanza al numero 10, preferendo centrocampisti più duttili?
“Probabilmente il numero 10 non occupa la zona di campo che occupava prima e la tattica è cambiata. Ma penso che i giocatori debbano anche essere in grado di reinterpretare il proprio ruolo e di trovare nuove soluzioni per il gioco”.
Più emozionante il Mondiale o lo scudetto con la Roma?
“Due emozioni diverse, per un romano vincere lo scudetto con questa maglia è indesrivibile. Ma il Mondiale è un’emozione importante che mi tengo stretto, ho ancora un bel rapporto con tutti i miei compagni di Nazionale”.
Ha qualche rituale scaramantico, anche per il derby?
“No nessun rituale, se non quelli classici come quando si prepara una partita e si sale in campo con il cuore a mille”.
Che significa per lei questo scarpino speciale della Nike?
“Mi rende orgoglioso, vuol dire che ho significato qualcosa per il mondo del calcio”.
Ha utilizzato sempre la stessa ‘linguetta’ in tutta la sua carriera…
“Viene da molto lontano, poi con il passare degli anni mi sono affezionato. La reputo molto carina e inseparabile”.