(S. Canettieri) L’unica certezza è l’assenza delle carte. Gli uffici del Campidoglio continuano ad aspettare il nuovo progetto dello stadio di Tor di Valle. Oggi e domani ancora riunioni tecniche interne in attesa che i proponenti del progetto, la società Eurnova, bussino alla porta del Comune.
Dalle vecchie torri (scomparse) alle palazzine che sorgeranno intorno all’impianto sportivo sono diminuite drasticamente insieme alle cubature anche le opere pubbliche. «Si è passati dal 30 al 6%» taglia corto Marco Palumbo, Pd, presidente della commissione Trasparenza che giusto ieri ha esaminato il caso. Per l’amministrazione nessuna esponente della giunta Raggi (assente l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori) ma solo la parte tecnica rappresentata da Fabio Pacciani, direttore della direzione Pianificazione generale del dipartimento Urbanistica. Che ha spiegato che riguardo alle infrastrutture, più o meno ballarine, «l’unica certezza è l’unificazione di via Ostiense e la via del Mare, indicata come opera da prevedere assolutamente». Il resto è ancora sospeso. O meglio: fa parte dell’accordo tra la sindaca Raggi e i proponenti dell’opera dopo il dimezzamento delle cubature. «A quanto pare – prosegue ancora Palumbo – siamo passati da un’opera con 1,7 miliardi di euro di interventi con il 30% di opere pubbliche ad una percentuale del 6% sull’investimento del privato. L’unica vera opera rimasta in piedi è la Roma Lido, che però è finanziata dalla Regione Lazio».
L’ITER I tempi sono stretti. Entro il 30 giugno deve arrivare in Assemblea capitolina la nuova delibera su Tor di Valle. Che recepisce quella licenziata dalla giunta lo scorso 30 marzo. Tra i due passaggi non posso scorrere più di novanta giorni. In mezzo, ci sono i vagli delle commissioni e dei municipi interessati. Una corsa contro in tempo, per l’opposizione. Dopo il sì dell’Aula Giulio Cesare si riattiverà dunque il percorso della Conferenza dei servizi in Regione che si è interrotto bruscamente lo scorso 5 aprile quando il vecchio progetto, quello con le torri, è finito su un binario morto, per sempre. Intanto, c’è anche un altro ostacolo non da poco, riemerso ieri in commissione Trasparenza. E cioè il vincolo del Mibact. I proponenti hanno 80 giorni da febbraio per le controdeduzioni e poi partiranno i 120 giorni da parte della Soprintendenza: fino ad allora, comunque, l’area va considerata vincolata. «Il progetto che i proponenti stanno realizzando dovrebbero già starne tenendo conto», ha rivelato il responsabile dell’ufficio Urbanistica. I privati sperano in uno stop dalla commissione del Mibact, altrimenti bisognerebbe stravolgere tutti gli elaborati. In mezzo a questa serie di «forse» e punti interrogativi, rimane la questione delle opere pubbliche. Su questo aspetto ci sono già più certezze. Tra le opere confermate, non c’è traccia del sottopasso ferroviario di via Luigi Dasti, in zona Magliana, dell’allargamento della stazione Tor di Valle, dei pontili da realizzare sul fiume in prossimità dello stadio. Nessun riferimento anche per il numero di treni che i privati dovrebbero acquistare per potenziare la Roma-Lido e raggiungere l’obiettivo di «16 convogli l’ora» nelle fasce di punta. Rimane fuori ancora il Ponte dei congressi. Per il resto, come spiegano dal Comune, si tratta e si smussa. Ovvero la riqualificazione della viabilità con l’unificazione di due strade, Ostiense e via del Mare, per portarle al nodo Marconi, unendole dall’intersezione con il Grande raccordo anulare a Marconi «e non fino all’altezza di Tor di Valle come proponeva Eurnova». Il tutto in attesa del nuovo progetto. Che ancora non c’è.