(G.Cardone – M.Pinci) – In un anno Dzeko e Immobile sono passati dalla collezione di panchine a giocare il derby che vale una finale con un bottino di 53 gol in due. La prova nero su bianco che a questo Roma-Lazio il passato non interessa: ha occhi solo sul futuro. Il futuro di Spalletti rischia in fin dei conti di dipendere tanto da questi 90 minuti: «Per noi è una linea importante che può determinare molto, i miei calciatori lo devono sapere», ammette l’allenatore. Ma la rincorsa dopo il 2-0 laziale dell’andata apre una finestra pure sul futuro di Totti, che una partita così determinante potrebbe non viverla più. E del neo ds Monchi, che aveva persino pensato di esserci, stasera all’Olimpico, salvo fare retromarcia (anche se qualcuno giura che alla fine ci sarà) all’ultimo momento. Certo uno spagnolo come lui si sentirebbe a casa, visto che tutto intorno al derby la parola più inflazionata ha accento catalano: remuntada, come quella del Barça sul Psg. Solo che la Roma non ha Neymar e rischia di perdere pure Fazio o De Rossi (acciaccati, dovrebbero recuperare come Immobile nella Lazio): «La percentuale è a loro favore – riconosce Spalletti – ma noi abbiamo forza e struttura mentale per forzare questa partita». Nel dubbio Inzaghi passa la vigilia a ribadire quasi compulsivamente le parole “umiltà” e “sacrificio“, come fossero un karma da regalare alla sua Lazio: «È la sfida delle sfide, si passa solo con testa e cuore, dimentichiamo i due gol di vantaggio, guardate cos’è successo al Psg con il Barça. Abbiamo giocato solo il primo tempo».
fonte: La Repubblica