(M. Ferretti) – Addio, dicono. Ma quale addio: quando c’è di mezzo la Storia, non c’è un prima e non c’è neppure un dopo. C’è soltanto un presente infinito. Come si può parlare di addio di Francesco Totti alla Roma? Totti è la Roma, come insegna la coreografia elaborata dalla Curva Sud. E la Roma è Totti. Oggi e sempre, con buona pace di tutti. Addio cosa, quindi? L’ultima partita di Totti non è stata e mai sarà l’ultima perché il Capitano continuerà a giocare nel cuore della sua gente. Non è stata l’ultima perché il triplice fischio dell’arbitro Tagliavento è stata soltanto una perfida illusione. Finita la partita contro il Genoa, ne è cominciata un’altra fatta di racconti, di ricordi, di gol, di applausi, di gioia e anche di tante lacrime che non avrà mai fine. C’è un addio all’infanzia, alla giovinezza, persino all’amore. Dicono che ogni volta che c’è un addio, qualcosa dentro muore. Ma, guardatevi dentro, può morire l’amore per il Capitano? Inimitabile. Inarrivabile. Addio cosa, allora? Avete presente quanto di speciale e drammatico è accaduto all’Olimpico? Non vederlo più in maglia e calzoncini cancellerà l’immagine di Totti dagli occhi della gente che ha una Lupa tatuata sul cuore? Sarebbe triste se accadesse; ma non accadrà. Non perché non deve accadere: semplicemente perché non può accadere.
QUELLI CHE… Totti è ognuno dei sessantacinquemila e passa tifosi che ieri erano all’Olimpico; quelli che ridono se/quando la Roma vince e che non vogliono avere il minimo contatto con il mondo quando/se la Roma perde. Quelli che la frase più bella al mondo non è “ti amo” ma “Roma in vantaggio”. Quelli che Totti è il Capitano e basta. Quelli che Totti è Francesco e basta. Quelli che hanno un figlio di nome Francesco perché c’era un vecchio zio che si chiamava così, e allora… Quelli che Tottilogora chi non ce l’ha. Quelli che Totti per sempre. Quelli che ho visto Totti: ammazza quanto è grosso. Quelli che ho visto Totti: ammazza, lo facevo più grosso. Quelli che se non era per il rigore di Totti contro l’Australia manco diventavamo campioni del mondo. Quelli che non tifano Italia, ma se c’era ancora Totti forse sì… Quelli che Ilary è bella e brava. Quelli che non ti permettere di parlare della moglie del Capitano. Quelli che ieri hanno pianto per lui. Anzi, con lui. Tutto per Totti. Totti per tutti. Ora che è finita l’avventura, tornano in mente gli inutili a cui Francesco ha dato vita; i piccoli che ha fatto diventare grandi e i grandi che con un battuta ha reso piccoli piccoli. E pure chi ha fatto sentire importante anche se non contava niente. Chi è cresciuto con lui, e da ragazzo è diventato padre o magari nonno. Ha ridicolizzato i tifosi stagionali, colleghi o allenatori, che tifano Roma solo perché tesserati o dipendenti della Roma; quelli che hanno la fede a tempo, scadenza contratto il 30 giugno di ogni anno. Quelli che baciano la maglia dopo un gol e due mesi dopo si vendono l’anima e il cartellino per trenta denari in più. Il suo esempio li ha annullati. La sua fede li ha smascherati. Ecco perché allo stadio la gente piangeva, invocava, urlava il suo nome e non si dava pace: perché non ci sarà mai più uno come Totti. Solo in campo, però. Nei loro cuori, il Capitano sarà sempre titolare. Addio?Ma quale addio…
BELLO E DOLOROSO Raccontano gli esperti, che mai e poi mai era capitato di vedere un intero stadio (e immaginiamo nella case di mezza Roma…) piangere insieme con il suo Capitano. Purissime lacrime d’amore, prima che di dolore. Una simbiosi perfetta tra l’Uomo e la sua gente; tra il Campione e i suoi tifosi. Tanto bello quanto doloroso. Unico, come recitava la maglietta indossata dall’intero clan Totti in tribuna. E, a fine partita, in campo per condividere il tormento del Capitano. Lacrime per un ringraziamento reciproco, l’uno per l’altro; l’uno con l’altro. Quando Francesco è entrato in campo tutto lo stadio si è alzato in piedi per omaggiarlo, mentre una marea infinita di striscioni tappezzava curve e tribune. “Non avrò altro D10 all’infuori di te”, per citarne uno. C’è ancora qualcuno che parla di addio? Cose da Totti, non da tutti.
Fonte: il messaggero