Rosy Bindi, deputato Pd e presidente della Commissione parlamentare antimafia che da mesi prova a far luce sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel calcio italiano, ha lanciato un monito dopo i fatti del Colosseo, con lo striscione e i manichini impiccati ad opera dei laziali: “Le indagini faranno il loro corso ma l’episodio non si può sottovalutare – avverte la Bindi –. In uno spazio pubblico e simbolico della città di Roma è stata messa in scena una macabra intimidazione. È intollerabile. Il tifo dovrebbe essere espressione di una passione sana e giocosa e invece si moltiplicano minacce e insulti ai giocatori, sempre più sotto tiro”. Poi, l’avvertimento più inquietante, probabilmente figlio anche delle risultanze emerse dalle indagini sui rapporti tra Juventus e ultrà in odore di ‘ndrangheta: “Le tifoserie stanno mutuando comportamenti violenti e intimidatori molto simili a quelli della criminalità organizzata e il confine si fa sempre più labile, come stiamo registrando anche nella nostra inchiesta”.
Stona invece la posizione della Lazio e di Simone Inzaghi: “Io sono fortemente contrario a ogni forma di violenza ed è giusto che venga condannata in tutte le sedi. Però penso anche che tutte le volte non si debba cercare del marcio per forza. Vivo a Roma da più di 20 anni – spiega l’allenatore biancoceleste – e so perfettamente come funzionano le cose dopo i derby: ci sono sempre sfottò da entrambe le parti, ma a volte bisogna fare distinzioni tra fatti realmente gravi e sfottò”.
Duro invece Spalletti: “L’episodio dei manichini appesi al Colosseo per me non appartiene né ai tifosi della Roma né a quelli della Lazio, né in generale a chi ama questo sport. Appartiene a persone deviate, che hanno dei problemi – dice senza mezzi termini il tecnico dei giallorossi prima della partenza per Milano –. Iniziative come quelle mi evidenziano solo odio, cattiveria, livore gratuito”.
Fonte: gazzetta dello sport