(S. Carina) – E ora, si volta pagina. A fatica, perché il vuoto che lascia Totti sarà difficile da colmare. Soprattutto all’inizio. Ne è consapevole De Rossi, visibilmente ieri il più emozionato insieme al capitano, alla pari di Florenzi, Nainggolan, Strootman e El Shaarawy: «Una cosa del genere non l’ho mai vista, se una città intera ha una reazione del genere per l’addio di un calciatore significa che non è stato solo un calciatore. La reazione non è normale perché la persona non è normale, non ha fatto una carriera normale. Noi possiamo solo stargli vicino e cercare di commuoverci il meno possibile anche se sarà difficile. Lui ha vinto lo scudetto ma ciò che ha di bello è che è sempre stato capace di unire la gente in una città che si divide per tutto».
IL MONITO Virtualmente il passaggio di consegne è arrivato in campo, quando Daniele in occasione del 2-1 ha anticipato proprio Totti, segnando la rete del provvisorio vantaggio: «Sinceramente non me ne sono nemmeno accorto, l’importante è aver vinto ed essere arrivati secondi. La fascia? No, non è importante, soprattutto in una giornata come quella di oggi». Il centrocampista, poi, apre una lunga parentesi dedicata a Spalletti, prossimo ai saluti: «Aspetto che a parlare sia lui. In questi giorni ho sentito tanta gente felice perché se ne va. L’augurio che faccio ai tifosi è che siano felici anche il 28 maggio del prossimo anno perché è difficile che chi arrivi tenga questa linea e che faccia 87 punti. Ma oggi anche Spalletti diventa poca cosa di fronte a Francesco. Fatemelo godere perchè sarà dura dopo 16 anni non vederlo più sulla sua panca quando scenderó nello spogliatoio». Non ha tutti i torti Daniele. Perché per capire l’arco temporale che ha caratterizzato la parabola calcistica di Totti, basti pensare che negli ultimi 25 anni in Italia si sono avvicendati quattro presidenti della Repubblica (Scalfaro, Ciampi, Napolitano e Mattarella), a Roma sei sindaci (Carraro, Rutelli, Veltroni, Alemanno, Marino e Raggi) e in Vaticano tre Papi (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco) e quattro presidenti della Repubblica).
RINNOVO PRONTO Il rinnovo biennale è pronto. De Rossi è pronto a firmarlo e dopo 16 anni da “Capitan Futuro” si trasformerà semplicemente in capitano. A domanda diretta, preferisce glissare: «Niente penne solo bandiere e stendardi per Francesco. Ci tengo e ci ho tenuto che oggi si parlasse solo di questo. È giusto così». E sulla gara, elogia il Genoa: «E’ giusto così che non ci abbiano regalato niente. Una volta in Italia era una vergogna, i verdetti erano decisi un mese prima della fine, invece dobbiamo andare verso questa direzione. E’ stata una settimana particolare, come è giusto che fosse: sono molto orgoglioso di questa squadra». L’ultimo sguardo è rivolto al futuro: «Cosa serve per lo scudetto? Semplicemente non smantellare la squadra, continuare ad avere una guida tecnica brava come quella che avevamo quest’anno. Dobbiamo allestire una squadra forte perché quelli davanti rimarranno forti e quelli dietro diventeranno ancora più forti». Parole da capitano.
Fonte: il messaggero