(M.Ferretti) – Il Totti Day. L’ultima partita di Totti. Il saluto di Totti. L’addio di Totti. Uno stadio per Totti. Un sold out per Totti. L’Olimpico per Totti. Il mondo per Totti. Tutto per Totti. Tutti per Totti. E ci mancherebbe altro che non sia così, visto che si parla del più forte giocatore della Storia della Roma. In pochi, però, ricordano, o semplicemente non lo vogliono ricordare, che domenica contro il Genoa – a meno di novità contrattuali nelle prossime ore – potrebbe essere l’ultima partita con la Romaanche di Daniele De Rossi. Che non è Totti, ma che 559 partite con la maglia giallorossa, e solo con quella, le ha giocate dal giorno dell’esordio con Fabio Capello, 30 ottobre 2001, Champions League, Roma-Anderlecht 1-1. Ma quanto sta accadendo in queste ore, se ci pensate bene, non è che la sintesi dell’intera carriera di Daniele, costretto mediaticamente a viverla – da sempre – all’ombra di Totti. Con un futuro che, ormai, si avvia a diventare passato.
GLI IMBRANATI – A 34 anni, da compiere a luglio, Daniele ha dimostrato in questa stagione di poter reggere ancora il confronto sul campo con i colleghi più giovani. Come rendimento, finora, è stato uno dei migliori della rosa di Luciano Spalletti e questo significa che, per almeno un altro paio di anni, sarà in grado di garantire la massima affidabilità. Ecco perché hanno (ri)messo gli occhi su di lui diversi grandi club, quelli in grado – cioè – di garantirgli un certo tipo di stipendio. Daniele, del resto, non costa nulla di cartellino: la spesa sarebbe solo per il suo ingaggio. Ma, come dice il ds Monchi,sarebbe da imbranati farsi scappare uno come De Rossi. Sarebbe addirittura da pollacchioni, perciò, farselo scappare avendolo già in casa. «Sono venuto qui per vincere», ha assicurato il ds spagnolo, che è tutto tranne che un pollo imbranato.
fonte: Il Messaggero