L’ex giocatore della Juventus e della nazionale italiana Marco Tardelli ha parlato alla Gazzetta dello Sport della situazione del tifo in Italia, anche in relazione allo striscione esposto davanti al Colosseo con tanto di manichini appesi: “Non fu il mio urlo a riunire l’Italia in un momento delicato, ma la nostra vittoria. Il calcio è metafora di vita: quando le cose sono belle si cerca di prendere la positività del momento per farne altre…”.
Servirebbe qualcosa di positivo allora vista l’ultima settimana. Partiamo da Roma e dalla «goliardata» dei tifosi della Lazio?
«Non sanno cosa significa goliardia, probabilmente. Credo che in Italia siamo un po’ allo sbando. In tutti i luoghi si parla solo a voce alta, ci si offende, si cerca di raggiungere gli scopi accusando e non facendo. E purtroppo questa cosa parte già dall’alto, dalla politica. La politica fa da esempio e sembra che tutto sia lecito. E non c’è una regola che può bloccare questa deriva. O meglio, ci sarebbe ma non sembra esserci la voglia di bloccarla. Chi attacca manichini impiccati andrebbe condannato. Punto».
Condanna anche i giocatori?
«Certo. E condanno Strootman per l’antisportività nel derby. Non c’entra né con la violenza né col razzismo. Però l’antisportività è una piaga, nel calcio e nello sport in generale».