(M. Ferretti) Il momento dell’addio ormai è lì, dietro l’angolo. Atteso, temuto ma non improvviso, ricordando gli accordi della passata estate. Resta da capire, a questo punto, se sarà soltanto un addio al calcio giocato oppure (anche) alla Roma. Una cosa, indagando qua e là, appare al di sopra di ogni sospetto: Francesco Totti sta per chiudere la sua carriera di calciatore della Roma. Ma, nonostante il contratto di sei anni con James Pallotta, non si può (ancora) dire con certezza che il Capitano continuerà a lavorare con/per la Roma. Monchi, del resto, ieri è stato fin troppo chiaro: gli ha chiesto di stare al suo fianco, ma ha delegato direttamente a Francesco il gradimento o meno della sua proposta. Totti, e questa non è storia di ieri, non vorrebbe ritrovarsi a fare il gagliardetto della Roma, cioè non vorrebbe un ruolo più decorativo che attivo. Lui ne vorrebbe uno operativo, vorrebbe restare a contatto quotidiano con la squadra con un’etichetta più o meno simile a quella di direttore tecnico. Non sono pochi, del resto, i calciatori che una volta tolti gli scarpini hanno cominciato una carriera simile. E tutto questo indipendentemente dal nome del prossimo allenatore della Roma.
VOGLIA DI CERTEZZE – Vorrebbe non ritrovarsi solo a fare foto e a tagliare nastri; a fare il Totti, insomma. Cerca un incarico vero, non di sola facciata. In linea, perchè no?, con lo stipendio da primo dirigente della classe che gli è stato già riconosciuto. Ecco perché il suo futuro, ufficialmente, è ancora da scrivere. Se non altro, ha trovato un dirigente che (finalmente) gli ha parlato chiaro; uno che, prima in privato e poi pubblicamente, lo ha eletto a suo strettissimo collaboratore; uno che gli ha ritagliato un ruolo, magari ancora da definire al millimetro ma comunque un ruolo. E questo lui, se ci pensate bene, non può e non potrà sottovalutarlo. Ma questo non significa che a Totti stia bene al cento per cento. Ecco perché è facile ipotizzare che, forse già dopo Milano, il Capitano e Monchi si incontreranno di nuovo, stavolta intorno ad un tavolo per definire (o meno) il tutto. Magari con la supervisione più di Franco Baldini che di Pallotta in prima persona. Uno come Totti, si sa, qualora si mettesse sul mercato dei dirigenti non dovrebbe incontrare troppi problemi a trovare una collocazione. Nell’estate passata, lo ricorderete, quando il suo rinnovo con la Roma sembrava impossibile si vociferava di possibili incarichi al Coni, dove comanda il suo amico fraterno Giovanni Malagò oppure in Federcalcio se non addirittura alla Fifa. Stiamo parlando di Totti, non di uno sconosciuto. Prova ne sono i commenti arrivati ieri dall’Europa e non solo, ad esempio dal Bayern Monaco, alla notizia del congedo ufficializzato da Monchi. Ma qui il discorso torna indietro di qualche passo: se a Totti verrà proposto un ruolo da dirigente vero, non da bandiera della Roma, lui non avrà alcuna difficoltà a restare a Trigoria in abiti borghesi. Anche perché, guardando materialmente alla sostanza, lo stipendio che la Roma gli ha garantito per le prossime sei stagioni, circa 600 mila euro l’anno, è lontano anni luce da qualsiasi altro da qualunque altra parte. E nessuno, lo insegna la storia, regala niente a nessuno.