(A. Angeloni) Partiamo dal dato generico: la Roma targata Luciano Spalletti segna tantissimo. Aggiungiamo poi una considerazione altrettanto generica: questo campionato è di basso livello, quindi è più facile per tutti essere migliori di sempre. C’è riuscita l’Atalanta, la Juventus (ovviamente), il Napoli e nel gruppo svetta la Roma spallettiana. Questo non per sminuire i dati, ma solo per contestualizzarli in un campionato ricco di record. Poi, i dati sono dati e tali restano. E soprattutto, quelli, vanno analizzati. Tornando all’incipit, la Roma segna tanto, più di tutte. E’ nell’indole di Spalletti, che ha sempre proposto un calcio con maggiori attenzioni offensive che difensive. Le sue squadre segnano tanto e incassano troppo spesso. I gol in stagione sono 121 (87 in campionato, 1 nel preliminare di Champions, 24 in Europa League e 9 in Coppa Italia, 168 nelle 74 partite con Spalletti nell’ultimo anno e mezzo). E 95 sono stati realizzati dagli attaccanti, compreso Nainggolan, che Lucio ha inventato trequartista appena tornato sulla panchina della Roma (Radja proprio lo scorso anno, con Garcia non aveva ancora segnato: ha cominciato nella prima di Lucio col Verona, poi non si è più fermato). Novantacinque reti così distribuite: Dzeko 38, Salah 19, Nainggolan 14, El Sharawy 12, Perotti 9 e Totti 3. Escludendo il capitano che ha giocato poco poco, solo Perotti è sotto la doppia cifra: ci si avvicina ma non la tocca. Anche se manca ancora una partita per riuscirci.
CONTINUITÀ La Roma va a segno in campionato da 20 turni consecutivi, l’ultima volta senza gol risale alla gara di andata contro la Juventus persa 1-0 allo Stadium lo scorso 17 dicembre: solo sei volte in tutto non è riuscita a segnare, Porto, Fiorentina, Empoli, Astra Giurgiu, Lazio, più appunto a Torino con la Juve. Spalletti si diverte, crea un assetto capace di mandare in gol un po’ tutti, a parte i portieri non sono andati in rete i difensori Mario Rui, Ruediger, Vermaelem e Juan Jesus, più Grenier e Gerson. Ciò che ha funzionato meglio è proprio l’attacco che, nel corso della stagione, ha spesso cambiato assetto, mantenendo il punto fermo Dzeko, che ora con i suoi 28 centri in campionato ha raggiunto Enrique Guaita al secondo posto dei bomber romanisti di tutti i tempi ed è a un passo da Rodolfo Volk che nel campionato ‘30-‘31 ne fece 29. Dicevamo è cambiato: la Roma è partita con il tridente pesante, Dzeko, Perotti Salah, poi ha giocato con una punta e due trequartisti, poi ha ridato un ruolo da titolare ad El Shaarawy che, con le suoi 4 reti nelle ultime tre partite, ha contribuito tantissimo a consolidare la Roma al secondo posto.
SE NON CI FOSSE MOMO Gli ottantasette gol in campionato sono gli stessi della stagione 1930-1931 (torneo a diciotto squadre), quindi record eguagliato, con evidente (quasi scontata) possibilità di superarlo domenica prossima contro il Genoa. Su Salah c’è da aprire un capitolo e non chiuderlo mai. Momo riesce ad essere decisivo quando c’è e la Roma risulta essere all’altezza quando non c’è e quest’anno l’egiziano, con la Coppa d’Africa, ha perso un mese di partite e in quale periodo la Roma vinceva, segnava (meno) e non prendeva reti. Momo è eccezionale sia in termini di reti che negli assist: ha partecipato attivamente a 11 gol della Roma nelle ultime 9 partite giocate in campionato, con 6 centri e 5 assist. A Verona ha firmato la sua quarta doppietta, la terza in campionato. In serie A ha giocato 80 partite, segnando 35 reti. Ma 15 in un campionato non li aveva mai realizzati. Numeri top, insomma. E non a caso, in Premier hanno ricominciato a mettergli gli occhi addosso. Perotti, quest’anno meno bene del girone di ritorno dello scorso campionato, ha contribuito con i suoi implacabili calci di rigore, ma su azione ha segnato solo una rete in Europa League. A parte questo, ultimamente ha pagato i non buoni rapporti con Spalletti. Diego non gradisce troppo la panchina. Non è l’unico. E non solo a Roma. Visti i risultati, sarà il caso di farsene una ragione.