(G. Lengua) E’ sempre più triste il tramonto di Francesco Totti: il derby perso, la Curva Sud in silenzio per protesta, Luciano Spalletti che lo mette in campo come carta della speranza e la dirigenza che quasi annuncia e “defeinisce” il derby come il suo ultimo da calciatore.
L’ex direttore sportivo Ricky Massara – ora braccio destro e sinistro di Monchi – gli dedica pochi secondi nel post partita: «Francesco vivrà moltissimi altri derby da dirigente, è il simbolo della Roma e penso che ogni derby sarà il suo. Non potrà mai essere l’ultimo». Il direttore generale Mauro Baldissoni fa altrettanto nel pre gara: «Ha un contratto di sei anni da dirigente, quello da calciatore scade invece a giugno. Per il momento non lo vediamo in campo. Ma questo non è l’ultimo derby, sarà con noi per viverne molti altri». A Trigoria, dunque, sembra che la pratica sia già chiusa, per non essere mai più riaperta, si dà per scontato che Francesco accetti il ruolo che Pallotta ha pensato per lui (quale?) mettendo da parte le sue ambizioni, qualora non dovessero coincidere col volere del presidente.
L’ipotesi che il numero 10 decida di lasciare la Roma come hanno fatto Del Piero con la Juventus e Maldini con il Milan non viene nemmeno presa in considerazione, eppure di certezze Totti non ne ha ancora date. A questo va aggiunto che, ad oggi, nessuno tra i tanti dipendenti pronti a pianificare iniziative di marketing, abbia concordato con lui un saluto ai tifosi o un’intervista in cui Francesco abbia la possibilità di raccontarsi in libertà e di salutare come e chi vuole. Totti cerca di nascondere il dispiacere dietro il suo sorriso e allo sguardo sornione, lancia messaggi ai buoni intenditori senza fare riferimenti per non essere accusato di alterare l’equilibrio della squadra: «Se sarà il mio ultimo derby? Lo dicono gli altri, io non dico niente», risponde il numero 10 in zona mista a chi vuole risposte sul suo futuro e confermando quanto detto ai fotografi prima della gara.
E SE DOMANI A cambiare il destino di Totti saranno anche le scelte che prenderà la proprietà sul nuovo tecnico. Non è ancora chiaro chi allenerà la squadra nella prossima stagione, il rapporto tra il capitano romanista e Spalletti (in scadenza al 30 giugno) è ai minimi termini e se Lucio dovesse restare sulla panchina giallorossa, allora sarebbe molto difficile che Francesco possa assecondare il suo sogno di diventare direttore tecnico. Discorso differente se il successore del toscano sarà un allenatore che abbia già un feeling con Totti (vedi Mancini, Montella o simili), o uno pronto a crearlo: in questo caso nascerebbe un nuovo gruppo di lavoro in cui l’attaccante potrà iniziare la sua metamorfosi da dirigente. Non va nemmeno scartata l’ipotesi di un addio definitivo alla Roma, per imparare in un altro contesto un nuovo lavoro che altrimenti a Trigoria faticherebbe ad apprendere.
FINALE AMARO Nulla, pero, cancellerà l’indifferenza ricevuta all’Olimpico nel derby di ieri: nessuno striscione, niente cori e solo qualche applauso al momento del cambio con De Rossi. Ci ha dovuto pensare il capitano della Lazio Lucas Biglia a riconoscere l’importanza del capitano della Roma chiedendogli la maglia a fine partita: «Averla è un grande regalo per me che amo il calcio». Forse chi è abituato a vivere e guardare la Roma da sempre, sta dando per scontato Francesco Totti e le sue magie fatte di gol, pallonetti, punizioni, passaggi filtranti e assist. Ma come ha ricordato la dirigenza, l’ora di svegliarsi è arrivata.