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Il Messaggero Spalletti si attacca agli alibi

(S. Carina) Il Paradiso può attendere. La Roma perde 1-3 il derby che le avrebbe permesso, se vinto, di accorciare sulla Juventus e si ritrova ora a dover difendere esclusivamente il secondo posto, definito più volte dal club «fondamentale per la programmazione futura». Una sconfitta che riporta, Spalletti in primis, tutti con i piedi ben saldi a terra.

Era bastata infatti la vittoria per 4-1 contro il derelitto Pescara e il pareggio dei bianconeri contro l’Atalanta, per fotografare una situazione idilliaca («il secondo posto è un risultato eccezionale»), dimenticando quanto accaduto nelle coppe (playoff di Champions col Porto, ottavi di Europa League con il Lione e semifinale di coppa Italia con la Lazio) e soprattutto che la Roma vanta il secondo monte ingaggi della serie A. Se il lodo Mazzarri ha ancora un senso («In base alla classifica del monte stipendi, si dovrebbe stilare la graduatoria di partenza in un campionato. Poi si può scendere o salire e dunque fare più o meno dell’obiettivo iniziale», il pensiero condivisibile del tecnico di San Vincenzo), arrivare secondi per la Roma dovrebbe essere la normalità.

KO INDIGESTO Del resto, anche Lucio in tempi non sospetti era sembrato d’accordo: «Se non si vince si va a casa, perché non avrei fatto né più né meno di chi mi ha preceduto. Sono arrivato troppe volte secondo» (19 febbraio). Posizione che invece è tornata in ballo e per la quale saranno decisive le prossime due gare con Milan e Juventus. Il ko di ieri è quanto mai indigesto. Perché Spalletti per l’ennesima volta non riesce a trovare la chiave giusta per venire a capo dello scolastico 3-5-1-1 di Inzaghi. Sorprendentemente nel post- gara, il tecnico sempre lucido nelle sue analisi, si appella invece agli episodi: «Avevamo iniziato bene, poi prendi il gol al primo tiro e ti demoralizzi. Brutti episodi hanno determinato una brutta Roma, siamo stati sfortunati. Due reti subite con altrettanti deviazioni. Sulla prima rete ci siamo andati un attimino troppo molli. Keita non aveva molte scelte come tiro, eravamo due contro uno… Sulla seconda la palla tocca Fazio e cambia traiettoria… Ora bisogna stare zitti e ingoiare tutto». Analisi opinabile quella del tecnico toscano, pensando che la Lazio segna tre gol, ne sfiora altrettanti, viene privata di un rigore solare che invece l’arbitro Orsato, benché il fallo di Wallace su Strootman sia inesistente, concede alla Roma. I giallorossi, al netto delle due occasioni di Dzeko all’inizio dei due tempi, non si vedono mai.

TIRA E MOLLA Ma la vera partita si gioca, come sempre, anche sulla sua permanenza. In evidente difficoltà quando gli viene chiesto del futuro – dopo che negli ultimi 10 giorni ha provato a risalire la corrente e attenuare l’aut aut «Resto solo se vinco» – ancora una volta Lucio prova a rimandare i discorsi : «Tempo di bilanci? No, quelli si fanno alla fine». Chissà se la società è dello stesso avviso. Mentre Massara utilizza la diplomazia («Ha fatto un grande lavoro, a fine stagione ci vedremo per parlare ») le parole del dg Baldissoni nel pre-gara («Programmeremo il futuro con o senza Spalletti ») sembrano essere il chiaro segnale che la Roma non rimarrà appesa all’indecisione del tecnico. Che intanto rilancia: «Da qui alla fine, dobbiamo pensare soltanto al secondo posto». Il nuovo mantra è servito.

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